"Vorrei incontrare chi ha ricevuto il cuore di mio padre"

L'appello della figlia di un operaio morto a 58 anni per un infortunio sul lavoro. Il cuore è stato impiantato a Siena ad un 64enne

Il policlinico senese

Il policlinico senese

Siena, 19 luglio 2021 -  - «Cosa darei per incontrarvi e, semplicemente, abbracciarvi in un profondo silenzio. Cercatemi se per puro caso leggete queste parole e se avete piacere». Questo l'appello lanciato attraverso i social da Eleonora Ortenzi, la figlia di Bruno Ortenzi, l'operaio 58enne morto il 4 giugno scorso dopo un incidente sul lavoro avvenuto il 31 maggio presso lo stabilimento industriale della Scandolara ad Ascoli Piceno. Lei e la mamma hanno dato l'autorizzazione all'espianto degli organi quando ormai per il loro congiunto non c'erano più speranze di sopravvivere alle gravi lesioni riportate nella caduta da un'impalcatura. «Il 4 giugno io e la mia mamma abbiamo deciso di donare i suoi organi - ha scritto la ragazza -. Il suo cuore è stato trapiantato entro le 48 ore a Siena ad un uomo di 64 anni, il suo fegato ad un ragazzo di 16 anni a Milano, la sua cornea e i suoi reni a tre uomini di 67, 64 e 48 anni ad Ancona e sono marchigiani. Mi sento di dirvi che ha vinto la vita. Abbiamo vinto noi con voi».

Nel ricordare il papà Elonora Ortenzi sottolinea che «era buono e pieno di vita». «Sono orgogliosa nel sapere che lui vive in ognuno di voi. Ho 27 anni, mio fratello 10 anni, mia figlia 7 e la mia mamma 50. Viviamo ad Ascoli Piceno. Vi aspettiamo con il cuore in mano. Cosa darei per risentire il suo cuore battere» è l'appello che la figlia di Ortenzi rivolge a chi ha ricevuto gli organi, di cui ignora al momento l'identità visto che in Italia è vietato fornire ai parenti del donatore le generalità del ricevente. «Purtroppo solo chi ci capita può capire. Ci darebbe un pò di conforto e di pace».