"Volevo ucciderlo: gli sparai in testa"

Testimonianza choc dell’87enne che ha fatto fuoco contro il vicino a San Gimignano. I giudici dispongono gli arresti domiciliari

Il pm Siro De Flammineis ha chiesto i domiciliari

Il pm Siro De Flammineis ha chiesto i domiciliari

Siena, 28 ottobre 2020 - «Quando mi ha detto ‘figlio di ... ha offeso mia madre. Non ci ho visto più: sono andato a prendere la pistola e gli ho sparato in testa a distanza ravvicinata, come da qui a lì». Luciano Catastini, quasi 88 anni, pronuncia questa frase con naturalezza disarmante, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Neppure un velo di pentimento nella voce (anzi) per aver esploso un colpo in piena fronte al vicino di casa A.G. che adesso è ricoverato in una Rsa e ha anche perso una gamba. Un miracolo che si sia ripreso. E, come testimonia un carabiniere che ha indagato sull’episodio avvenuto ad aprile in pieno lockdown a San Gimignano, «sia tornato in sé».  Testimonianza choc, quella di Catastini. Che ha già scontato una condanna per omicidio e adesso è sotto processo per aver tentato di uccidere l’uomo che viveva nella casa sul pianerottolo di fronte nel complesso del ‘Bagolaro’. L’udienza che si è conclusa con il suo racconto di quei momenti drammatici, ha visto il collegio presieduto da Luciano Costantini ritirarsi per poi uscire comunicando la decisione: l’uomo, che aveva l’obbligo di dimora a Colle Val d’Elsa da ieri sera è agli arresti domiciliari anche se attenuati con possibilità di uscire tre volte al giorno. Perché, come se non bastasse il suo racconto choc, si è reso protagonista di un altro episodio. A svelarlo è in avvio dell’udienza il pm Siro De Flammineis. «I carabinieri mi hanno informato che il 23 ottobre scorso ha rivolto minacce gravi nei confronti di due persone per cui ritengo che, visto il carattere aggressivo e violento, potrebbe ripetere condotte simili a quelle per cui si svolge il processo». Di qui la richiesta di aggravare la misura cautelare, disponendo gli arresti domiciliari con la possibilità di uscire per mangiare e per la spesa. Che sono stati disposti.  «Carattere particolare e forte reattività», sono termini che ben si attagliano a Catastini. Che ai carabinieri chiamati dallo stesso anziano – ‘Ho ucciso un uomo’, disse al telefono – raccontò il motivo di quel gesto. ‘Era tutta la notte che mi rompeva... gli ho sparato’, riferisce in aula il carabiniere che era arrivato sul posto. «L’uomo ferito aveva un foro sulla fronte, uno sul petto e l’altro sulla spalla», ricostruisce. Fece in tempo a dire che era stato Catastini nel corridoio del quarto piano. Dopo le testimonianze dei Ris e di un assistente sociale che racconta come l’uomo ferito «fosse particolarmente agitato durante la pandemia, era andato in confusione per il virus», alle 16.20 tocca all’imputato. «Con questo elemento non avevo mai avuto discussioni prima. Non c’avanzava nulla da me e viceversa. Poi tornai al Bagolaro, eravamo sullo stesso pianerottolo», inizia il racconto sollecitato dal pm. «Io, ex galeotto (suo padre è stato 11 anni sindaco nel Pisano, ndr), ho chiamato due volte il 112 perché non volevo arrivare a quello che è successo. Non sono stinco di santo ma a casa mia comando io. Sarò un assassino però non un vigliacco». Quando ricostruisce quei momenti non mostra pietà: «Erano due settimane che non mi faceva dormire, batteva un ferro su un passamano». Avrebbe causato la sua reazione. E quando il presidente Costantini gli chiede: «Voleva ucciderlo?» Catastini ribatte: «La rivoltella l’avevo in mano!» Per sparare. Ed eliminare chi lo aveva infastidito e gli aveva anche tirato un oggetto.