Innovativo. Un modernizzatore che conosceva però il valore della tradizione e delle radici. Un grande contradaiolo – unico lecaiolo in una famiglia di dragaioli – che è stato al servizio della città. E dei più deboli, come volontario e come medico della Misericordia. A Virgilio Grassi nel 1974 era stata dedicata la piazzetta nel cuore del rione. La sua tomba durante il mandato dell’ex priore Paolo Bartolini è stata valorizzat. E ieri la Contrada di Pantaneto ha voluto pennellare alcuni tratti di questo grande nome a 70 anni dalla scomparsa in un convegno molto partecipato. Con l’esposizione di alcune foto indimenticabili. Grassi morì il 4 ottobre 1950 dopo aver avuto la soddisfazione di vedere il Drappellone vinto quell’anno dal Leocorno portato sotto casa dai contradaioli, perché lui non riusciva ormai più a muoversi.
"Un patrimonio senese", è stato definito durante l’incontro introdotto dal priore Alessandro Mariotti. Che in maniera leggera e divertente, ricca di aneddoti, attraverso voci qualificate ha restituito una figura che è stata capace di occuparsi del Bando dei confini delle Contrade, senza contare i tanti articoli scritti sul ‘Telegrafo’.
A raccontare il medico, che per quasi mezzo secolo ha lavorato all’ospedale psichiatrico, è stato tra gli altri Filippo Franchi. Che ha preso le mosse dal 1896 quando ebbe il primo mandato di ispettore ai servizi della Misericordia. Al contempo divenne vicario del Leocorno anche se in realtà faceva le funzioni di priore. Scrupoloso, rigoroso, aveva messo al primo posto l’onorabilità, interna ovviamente ma anche esterna, dell’associazione. A conferma della sua modernità fu lui a fare il regolamento di guardia attiva che, per certi versi, è l’antesignano del servizio Pet (punto di emergenza territoriale) con un gruppo di volontari che stazionava in sede e attendeva le chiamate di emergenza. Spinse nel 1916 per comprare un’ambulanza. Insomma, guardava sempre avanti. "Un personaggio modernissimo", sottolinea Paolo Leoncini. Studioso del Palio, come ha ben delineato Giovanni Mazzini, tratteggiando il suo modo di interpretarlo.