Torture nel carcere di Ranza. Ministero parte civile

Però il collegio lo esclude come ’responsabile’. La difesa: "Video acquisito in modo illegittimo"

Il carcere di Ranza

Il carcere di Ranza

di Laura Valdesi

SIENA

Il ministero della Giustizia sarà parte civile nel processo che vede imputati per torture ai danni di un detenuto tunisino cinque agenti del carcere di Ranza a San Gimignano. Questa una delle tessere più importanti messa nella lunga udienza di ieri pomeriggio dal collegio presieduto da Luciano Costantini. Ma sono state poste anche una serie di questioni delicate da parti civili e soprattutto avvocati della difesa – Manfredi Biotti e Fabio D’Amato – che hanno indotto il giudice a prendersi fino al 13 luglio per sciogliere tutti i nodi ed iniziare l’istruttoria, calendarizzando le udienze.

Che il clima in questo processo su cui puntano i riflettori nazionali sarà ’caldo’ si è capito subito dalla tensione in aula. E fuori dove, ad esempio, Costantini prima dell’udienza ha ricordato in modo netto ad uno degli imputati che anche lì (nello spazio antistante) andava tenuta su la mascherina. Il primo vero scoglio è stato posto dall’avvocatura che ha chiesto di estromettere come responsabile civile il ministero della Giustizia in quanto non ha partecipato ad una serie di atti irripetibili, ammettendolo invece come parte civile nei confronti di un ispettore superiore, di due ispettori capo e altrettanti coordinatori accusati a vario titolo di reati che vanno appunto dalla tortura alle lesioni e alle minacce aggravate. Il collegio, dopo una breve camera di consiglio, ha accolto entrambe le richieste.

L’altro aspetto importante del processo è il video che sin dall’inizio è stato oggetto del contendere fra accusa e difesa. Quello che mostra il gruppo che procede a falange, i guanti indosso e appunto i presunti maltrattamenti nei confronti del detenuti. Qui le difese hanno sferrato un duro attacco sostenendo che quel video è stato acquisto in maniera illegittima. Perché, a loro giudizio, è stato lo stesso carcere di San Gimignano ad estrapolarlo. L’iniziativa dunque è stata della casa di reclusione. Battaglia anche sul numero dei testimoni e sulla loro ammissione, sarebbero una settantina quelli appunto delle difese. Di qui la scelta del collegio di rinviare al 13 luglio per esprimersi su tutto e poi calendarizzare il processo.