
’Stai fermo lì’, il docufilm sulla guerra Iran-Irak. La fuga del giovane Babak
Alla Limonaia del Giardino Segreto del Polo Civile del Tribunale arriva una storia incredibile. L’appuntamento è sabato 17 alle 18, con la proiezione del documentario ‘Stai fermo lì’ alla quale parteciperanno la regista, Clementina Speranza, e il protagonista, Babak Monazzami.
Un film di quaranta minuti, che ha già ricevuto il premio per la Pace dell’Ambasciata Svizzera in Italia, all’interno del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, per raccontare la storia di un giovane persiano che ripercorre la sua vita partendo dal ricordo della guerra tra Iran e Iraq.
"Aveva tre anni durante i bombardamenti degli aerei iracheni – racconta la regista – quando con la sua famiglia si rifugiò sulle montagne. In Iran le crudeli repressioni inducono Babak a fuggire. Sceglie l’Italia. E a Milano inizia la sua nuova vita". Partecipa al casting per un video musicale e viene scelto. La canzone è ‘Stai fermo lì’ di Giusy Ferreri, e quando nel documentario racconta questa esperienza definisce quella canzone "Il leitmotiv della mia vita".
In occasione della proiezione, in sala ci sarà una tela dipinta dallo stesso Babak, i cui dipinti si avvicendano come scenografia tra i racconti del documentario. "È come se i suoi quadri – racconta la regista – venissero fuori dal documentario. Anche la copertina è opera sua". Speranza è una giornalista, che si è avvicinata alla storia di Babak e si è convinta che andava raccontata.
"Ho cercato di proporla in contesti diversi – racconta – ma la storia era molto complessa ed era difficile tirarla fuori. Così ho iniziato a raccogliere i suoi racconti con una telecamera e da lì, piano piano, è nato il documentario".
Speranza è adesso al lavoro su una seconda parte, che racconta di quando Babak ha lasciato Milano ed è rimasto bloccato per due anni in un campo profughi in Germania. È riuscito poi a tornare in Italia, ristabilendosi proprio a Milano.
"Ho già iniziato a lavorare a questa seconda parte – conferma la giornalista – e al momento sto raccogliendo materiale". "Il film – spiega Maurizio Del Bufalo, coordinatore e direttore artistico del Festival dei Diritti Umani – racconta una storia tipica del nostro tempo. È il frutto di una serie di guerre che l’Occidente ha dichiarato ai paesi Orientali lasciando poi irrisolti i problemi e creando nuovi e ulteriori problemi, non ai governi ma alle popolazioni indifese, e a chi fugge e viene perseguitato in tutto il mondo".
Riccardo Bruni