'Soprusi dal medico. Intervenga l’Asl'

Roberta Olmastroni scrive una lettera alla Direzione: "Mia madre stava male e lui, invece di soccorrerla, sbraitava contro di me"

Un'ambulanza (foto repertorio)

Un'ambulanza (foto repertorio)

SIENA Una lettera relativa a un caso di malasanità segnalato da una donna di Poggibonsi, giunge sul tavolo della Direzione della Asl Toscana Sud Est. Si parla di soprusi e di atteggiamenti provocatori da parte di un medico del 118 durante un intervento domiciliare. Il dottor Massimo Mandò, direttore del Dipartimento di emergenza urgenza, e il dottor Giuseppe Panzardi, a capo della Centrale operativa del 118 Siena-Grosseto, si sono subito attivati. E l’azienda ha avviato gli approfondimenti anche per "valutare eventuali provvedimenti da adottare". Quali le ragioni che hanno portato i responsabili dei due settori a esprimere rammarico per i fatti avvenuti? I dettagli emergono dal racconto dell’autrice della missiva, Roberta Olmastroni, che evidenzia la situazione: "Trovandomi a Castiglione della Pescaia, vengo chiamata al telefono dalla badante che assiste mia madre, preoccupata per le sue condizioni di salute. Parto immediatamente. La preoccupazione per mia madre ha messo in secondo piano tutto il resto. Arrivo a Poggibonsi trafelata e salgo da lei senza passare da casa mia. Capisco che occorre chiamare il 118". Poi le sequenze finite sotto la lente di ingrandimento: "Arriva il medico con l’auto attrezzata. Mi chiede il perché della mancanza della mascherina sul mio viso. Mi scuso, gli dico che sono partita in fretta e furia e non ho pensato di premunirmene. Entrando nella camera di mamma, esclama: ‘Ah, se ne è dimenticata? Guardi come si fa (e se la toglie): me ne sono dimenticato anche io!’. Resto allibita. Sono stanca, tesa, guardo mamma... Non riesco a lasciar correre. Gli dico: ‘Scusi ma che fa? Fa sul serio?’. Il medico sbraita, mi dà sulla voce. Urlo anche io. Poi mi viene da piangere di rabbia. Ho mia madre che sta male, sono in ansia e devo spendere energie con un sanitario che dovrebbe curare e confortare chi in quel momento è in condizioni di fragilità fisica ed emotiva? Provo a ignorare, rivolgendomi solo all’infermiera che è con lui. Il medico continua a bofonchiare. Non ne posso più: gli chiedo di andarsene. Lui si mette di fronte alla porta della camera di mia madre a bloccarmi il passaggio, dicendomi che è lì per fare il suo lavoro e che non ha intenzione di andarsene. Aiuto gli infermieri a sistemare la mamma. Mentre lei viene caricata in ambulanza io, ancora sconcertata dal modo di fare del dottore, chiedo loro il motivo di tale atteggiamento e manifesto il mio disappunto". Il racconto continua: "Il medico scende dall’auto e viene vicino a noi, con fare provocatorio. Anche io rispondo alle provocazioni e minaccio una denuncia, che lui ricambia, chiedendomi il nome e se fossi vaccinata. Lo sono, in casa lo siamo tutti, ma non fornisco a lui più nessuna informazione. Se ne va dicendomi che tanto avrebbe scoperto da solo se ero vaccinata o meno... Mia madre, comunque, viene portata in ambulanza al Pronto Soccorso". E ancora. "Lo so che la sanit à – aggiunge Roberta Olmastroni – non è rappresentata da individui così. Purtroppo è capitato spesso di dover ricoverare mia madre a Campostaggia, in cardiologia (dall’eccellente e umanamente encomiabile dottor D’Arpino), in chirurgia (sono profondamente grata al dottor Sozio) e poi nel reparto di Medicina, dove è stata assistita e curata con attenzione e premura. Credo però che di fronte a soprusi del genere – conclude – non si debba passare oltre. Ho deciso di dar voce al mio malessere nel nome anche di quanti, più deboli di me, non ci sono riusciti". Come detto la Direzione Asl ha avviato gli accertamenti del caso. Paolo Bartalini