Siena, la morte dell'ex sindaco Fabbrini: lezioni all'Europa partendo dalla città

Scomparso il primo cittadino che inventò la Ztl. Sarà tumulato ad Abbadia

Fazio Fabbrini

Fazio Fabbrini

Siena, 11 dicembre 2018 - DLa salma di Fazio Fabbrini è esposta all’obitorio delle Scotte per chi volesse tributargli l’ultimo saluto. Non ci saranno messe e funerali, oggi sarà trasportata ad Abbadia San Salvatore per essere tumulata nella tomba di famiglia. Così scompare l’ultimo vero sindaco comunista di Siena, se si eccettuano i pochi mesi in carica di Luciano Mencaraglia e quelli di Pierluigi Piccini prima della nascita del Pds.

Anche Fabbrini fu sindaco per poco, un anno e mezzo. Ma bastò per far conoscere prima ai senesi, poi all’Europa che c’erano dei comunisti capaci di rivoluzionare le cose senza lotte armate e i soldi di Mosca. Spetta a Roberto Barzanti, che fu sindaco dopo di lui, riassumere la ricca biografia di Fazio Fabbrini, dalla Resistenza alla medaglia d’oro che Siena gli assegnò nel 2016. Qui si vuole evidenziare, invece, l’europeismo essenziale di un comunista riformista. La passione per quella Comunità Europea che fu invisa al Pci quando nacque (tanto che i comunisti votarono contro i Trattati di Roma nel 1957). E che diventò anni dopo un cavallo di battaglia per tutte le politiche del partito, la cartina di tornasole per strategie e alleanze a partire dall’eurocomunismo berlingueriano.

Fazio Fabbrini fu uno dei pionieri della svolta europeistica dei comunisti italiani. Eletto senatore giovanissimo, nel ’70 fu nominato parlamentare europeo. Fece parte di quella pattuglia di apripista, comandata da Giorgio Amendola, che doveva far capire agli altri parlamentari europei, che il Pci non era fatto da piccoli soldatini di Mosca. «Ci guardavano con sospetto - ha raccontato a chi scrive in un’intervista che corredava la tesi sul Pci e l’Europa - non sapevano che cosa volevamo fare a Strasburgo. Amendola ci fece un discorsoi primi giorni, obbligandoci a studiare tutte le normative e a prepararci per i dibattiti in aula. Quando nel 1976 il mio mandato finì, ebbi la certezza che avevamo superato l’esame. Non eravamo più estranei all’Europa».

A Strasburgo Fabbrini fece parte delle Commissione Bilancio, Trasporti e Politiche regionali, e sostituiva Amendola nell’ufficio di Presidenza, quando era impegnato a Roma. «Una battaglia che ricordo fu quella per erogare più fondi europei al Mezzogiorno. Il presidente della Commissione mi rispose: ‘Caro onorevole, sappiamo che volete più soldi per il Sud, ce lo ricorda continuamente. Ma io le dico che l’Europa dà già più soldi di quanto il Sud riesca a spendere’. Io rimasi sconcertato. Dopo pochi anni le cose cominciarono a migliorare».

Fabbrini lasciò l’Europa e salì a Rocca Salimbeni come deputato del Monte dei Paschi, con l’ambizione di diventare vicepresidente. Andò in pensione negli anni ’80, è vissuto a Siena con la moglie Alfonsina, ed i figli Maris, Alessandro e Tiziana. Se n’è andato prima di Natale. Serenamente come dice chi gli è stato sempre vicino.