"Giovani e disagio a Siena, non delegare tutto alle Contrade"

L’antropologo dell’Ateneo Mugnaini legge il fenomeno baby gang in città. E rilancia l’interazione fra governo locale e scuole

Il professor Mugnaini

Il professor Mugnaini

Siena, 7 gennaio 2021 - «Cosa succede ai nostri ragazzi? Per gli antropologi interrogarsi sulle esplosioni di violenza e ribellione dei giovani non è una novità. Pensiamo a Lévi Strauss, ai nostri grandi classici che si sono confrontati con il ‘furore’ delle nuove generazioni. In quanto accaduto anche a Siena leggo un fenomeno prodotto di due dinamiche», sottolinea il professor Fabio Mugnaini, docente di discipline antropologiche del Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali dell’Università di Siena sollecitato a leggere il fenomeno baby gang ed eccessi giovanili. 

Iniziamo dalla prima dinamica.  «Per la socializzazione delle nuove generazioni e anche dei nuovi arrivi in città si può contare sulle Contrade ma non tutte le funzioni possono essere scaricate su di esse, sarebbe improprio. Serve un’iniziativa pubblica. Siena deve prendersi cura della componente giovanile, compresi coloro che non si sono identificati nelle possibilità offerte dalle Contrade ma che hanno comunque diritto di contare su luoghi di aggregazione. Dove magari impiegarsi in attività che siano creative piuttosto che nel semplice far confusione. Insomma, servono spazi in cui fare musica, teatro, un accesso allo sport forse meno selettivo dell’attuale. Ed anche un’interazione fra il governo della città, magari attraverso le circoscrizioni, e le scuole».  Veniamo alla seconda dinamica che aiuta a leggere il fenomeno. «Ho letto che nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati ai ragazzini oggetti quali cellulari e pc, tablet. La sensazione è che oggi molti adolescenti, mi riferisco al quadro generale, sono affetti dalla stessa malattia dei genitori: l’educazione verso il bisogno di consumare. Non è un problema cittadino ma della comunità. Quanti genitori s’indebitano per comprare un suv più grosso di quello del vicino producendo un modello che ritroviamo nei giovani adolescenti che pur di possedere oggetti di status che vedono in giro sono disposti a varcare le soglie della morale e del rispetto per gli altri». La soluzione? «Una proposta educativa: l’interazione fra i corpi dell’amministrazione, anche periferica, e le scuole. Se le palestre degli istituti potessero essere aperte anche pomeriggio e sera attraverso un meccanismo di consorzio con le associazioni della terza età e del volontariato, se potessimo dire ai ragazzi che nei tanti spazi vuoti della città trovano posto un laboratorio di teatro, pittura e musica in cui divertirsi senza disturbare i residenti» Luoghi di aggregazione va bene ma ai tempi del Covid è inutile.  «Dico una banalità ma la pandemia ha semplicemente reso più evidenti i problemi già esistenti. ha rivelato il disagio che già c’era».  Della presunta baby gang senese facevano parte però anche ragazzini venuti da fuori città.  «Siena è cresciuta in modo ordinato e protetto ma il neo popolamento è stato scaricato sui comuni vicini. Il problema va affrontato con essi in modo approfondito». Sui social molti se la sono presa con i genitori: cosa consiglia a chi ha ora un figlio minorenne in comunità? «A non lasciarlo solo con la famiglia anche perché non sempre questa ha i mezzi culturali per intervenire, evitando il circuito chiuso fra genitori-figli. Com’è accaduto con il Covid 19 che si sono ricreate reti di vicinato portatrici di modelli fecondi, occorre riattivare una socialità positiva. E anche guardarsi indietro». In che senso? «La città ha memoria di problemi che sorgevano regolarmente in occasioni delle feste, di problemi che derivavano dal contatto con altri che venivano da fuori. Dobbiamo farci carico di questo nuovo caso che ci tocca senza dimenticare che non è un inedito».