Schiavo del gioco, maltratta la compagna Condannato a tre anni: ’dipendente’ dalle slot

Aveva preso anche soldi al bancomat della donna che adesso si trova in una casa protetta

Un’ossessione le slot machine. Una giocata dietro l’altra, come ipnotizzato da quello schermo colorato e dal brivido che dava l’attesa della vincita. E se non arrivava continuava, convinto che la dea bendata alla fine si sarebbe voltata dalla sua parte. Non poteva farne più a meno, è emerso nel corso del processo che lo vedeva accusato di maltrattamenti nei confronti della compagna, ormai ex, che lo aveva reso padre. Anche questo aspetto era stato un innesco delle tensioni maturate in famiglia fino a creare un clima di paura e angoscia denunciato dalla donna. Gioco compulsivo, una vera e propria dipendenza. Tanto da indurlo a prelevare con la carta bancomat della compagna il denaro per tentare ancora la fortuna. L’uomo, che viveva a Siena ma adesso si è trasferito in un’altra provincia, è stato condannato ieri a tre anni per maltrattamenti, più all’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e al risarcimento del danno da quantificare in sede civile. Era difeso dall’avvocato Beatrice Burri che, lette le motivazioni, non esclude di presentare appello.

A far degenerare il rapporto fra lui e la madre del suo bambino sarebbe stata dunque la ludopatia (foto d’archivio). Si è parlato anche di abuso di alcol sebbene l’imputato abbia sempre negato di farne uso. La vicenda oggetto del dibattimento riguarda un lungo arco temporale che va dal 2015 al 2019. E’ stato un crescendo di disagi da cui la senese ha cercato di difendersi facendo una dura scelta di vita. Ha lasciato il lavoro, la casa, le amicizie per chiedere rifugio in una struttura protetta dove, conferma l’avvocato Claudia Bini che l’assiste, tuttora si trova. Lontano dalla città. Dove ricominciare non è semplice.

Era diventato un incubo. Urla, spaccava tutto. Una sera gli aveva detto di non tornare a casa, senza venire ascoltata. L’uomo pretendeva di entrare, lei resisteva. Così avevano chiamato entrambi le forze dell’ordine ed era nata l’inchiesta da cui si è poi arrivati al processo.Adesso imputato e vittima dovranno ripartire: non sarà facile.

La.Valde.