Renzo Corsi, il cantore della Siena sportiva

Una foto una storia Corrispondente della Gazzetta dello Sport, dette la notizia della morte di Franchi. Il campo scuola porta il suo nome

Il giornalista Renzo Corsi nel pieno del suo mondo: questa volta la macchina fotografica di Augusto Mattioli ferma nel tempo l’immagine più fedele alla vita di un giornalista colto, serio e preparato, fortemente coerente ai suoi ideali, ai suoi desideri di mostrarsi sempre per quello che era. Corsi al Campo scuola di via Avignone (oggi porta il suo nome) che osserva e discute sul suo mondo dove l’atletica aveva una parte importante, perché disciplina fatta di disciplina e di sacrifici, senza quei riflettori che hanno altri sport più popolari.

Era un giornalista fra i più preparati in materia, tanto da essere per la "rosea" Gazzetta dello Sport un punto di riferimento a livello nazionale. Ma aveva dimostrato di saper scrivere di tutto. Più volte era stato sollecitato a lasciare questo microcosmo senese per andare a raccontare per il mondo di corse e atleti. Ma era sempre stato riluttante ad uscire da queste mura, dai suoi affetti, dalla sua Contrada, la Lupa. Il suo mondo, anche quello giornalistico, era Siena: aveva iniziato con la mitica redazione del Nuovo Corriere Senese, che dal 4 ottobre 1967 con direttore Enrico Zanchi aveva intrapreso un nuovo modo di fare giornalismo dove Renzo Corsi aveva la sua parte, continuando ad essere il corrispondente per la Gazzetta nazionale.

Amava poi il basket e spesso lo vedevamo anche al Rastrello per seguire il Siena. L’occasione più ghiotta l’ebbe l’anno dopo, quando ricevette dalla grande testata sportiva l’invito ad andare a Città del Messico, per essere il referente per l’atletica, che ovviamente avrebbe avuto lo spazio principale nelle cronache di tutte le gare che si sarebbero svolte.

Ma nei giorni che precedettero le Olimpiadi gli scontri in piazza, fra gran parte del popolo che contestava l’evento in un clima di grande povertà e disoccupazione, si fecero sempre più cruenti. Il 2 ottobre nella piazza delle Tre Culture a Tlateloico la polizia colpì duramente e si parlava, anche se non erano cifre ufficiali, di circa trecento morti. Qualche atleta italiano aveva anche assistito e raccontato alla stampa. Il buon Renzo Corsi decise di non partire: il clima era troppo brutto e lontano dalla sua concezione di sport come ponte ideale fra popoli ed idee Un altro dei suoi scoop fu il tragico incidente che costò la vita a Artemio Franchi. A quei tempi, senza Internet e con le agenzie di stampa molto più lente, Renzo Corsi riuscì ad avvertire la Gazzetta dello Sport quasi in tempo reale. Tutta la prima pagina con la firma di Corsi fu dedicata alla morte di Franchi.

Massimo Biliorsi