Colle val d'Elsa, rapina-choc al caveau: c'è un primo fermato

Individuato un quarantenne di Cerignola che farebbe parte del commando del blitz a Pian dell'Olmino

L'assalto al caveau

L'assalto al caveau

Colle Val d'Elsa (Siena), 15 settembre 2016 - Rapina al caveau Securpol di Pian dell’Olmino (Colledi Val d’Elsa): i carabinieri fermano un uomo, un quarantenne originario di Cerignola. Coordinati dal Procuratore Salvatore Vitello e dal Pubblico Ministero Giuseppe Grosso, hanno proseguito nello sviluppo di tutti gli indizi lasciati dal commando di rapinatori prima, durante e dopo un evento criminoso gravissimo ed assolutamente insolito per la tranquilla Provincia di Siena.

Nella notte del 2 aprile 2016 un manipolo di circa 18 malfattori, armati di pistole e kalashnikov, giunti a bordo di quattro autovetture rubate e al seguito di un colossale escavatore proveniente dai campi limitrofi, circondavano il caveau della Securpol in località Pian dell’Olmino di Colle di Val D’elsa.

Un secondo gruppo di malviventi aveva pochi minuti prima abbattuto degli alberi per bloccare le sei possibili strade di accesso a quell’area, in maniera da impedire l’arrivo dei Carabinieri. Ripresi dalle telecamere di video sorveglianza dell’istituto assaltato, i rapinatori osservavano l’opera dell’escavatore che andava a sfondare il tetto dell’immobile, all’interno del quale si trova la camera blindata ove venivano custoditi in quel momento dodici milioni di euro. Per un errore di valutazione il caveau veniva mancato sia pur di poco e non potevano essere rispettati i tempi previsti.

Nel frattempo un terrorizzato operatore della Securpol, dagli uffici circondati dai malviventi, aveva lanciato l’allarme ai centralini delle forze dell’Ordine. Diverse auto dei Carabinieri si andavano approssimando al luogo del crimine e scoprivano i blocchi stradali imposti dai criminali.

Ad un certo punto gli osservatori lanciavano l’allarme per l’arrivo dei militari e si osservavano i rapinatori agitarsi all’ascolto delle loro radio ricetrasmittenti. Scappavano tutti in rapida successione, un istante dopo essere riusciti a sfondare il tetto del caveau, portando dietro soltanto poche centinaia di euro in monete, raccolte negli uffici esterni alla camera blindata. La fuga dei malfattori appariva concitata, essi lasciavano le loro auto su uno sterrato a due km di distanza dal loro obbiettivo e montavano su due furgoni.

Tutti gli automezzi verranno poi rinvenuti dai Carabinieri. In rapida successione, i fuggitivi ingaggiavano due conflitti a fuoco coi militari dell’Arma di due diverse pattuglie intervenute, in due vicine località, sparando in entrambi i casi ad altezza d’uomo. Solo per un fortunato caso non si sono dovute contare delle vittime. Per questi motivi la Procura di Siena contesta oltre alla rapina a mano armata, al porto di armi da guerra, anche il tentato omicidio.

Particolarmente accorto è stato il repertamento di tracce, non solo biologiche, sugli automezzi rinvenuti. Non avendo potuto rispettare i tempi programmati per la fuga, a causa del tempestivo arrivo delle gazzelle dell’Arma, i rapinatori lasciavano molte tracce che venivano accuratamente e pazientemente raccolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Siena e in parte dai loro colleghi di Firenze, la conseguente analisi è stata affidata al RIS di Roma e tuttora prosegue . 

Nel frattempo le accurate e parallele indagini, svolte con metodiche tradizionali, avevano condotto gli investigatori su una pista pugliese, in particolare cerignolana, sulla scia di casi analoghi verificatosi in alcune località del territorio nazionale. Si sospetta naturalmente la presenza di basisti in Toscana, la cui identità è in corso di accertamento.

La prova del DNA ha consentito di identificare uno degli autori in C.M., pregiudicato quarantenne di Cerignola. Nei suoi confronti è stato emesso un decreto di fermo da parte del PM Giuseppe Grosso. Ma i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Siena, sotto la direzione del Colonnello Giorgio Manca, Comandante Provinciale di Siena, dispongono oggi di molti elementi investigativi (tra cui codici genetici e impronte digitali) e confidano pertanto di individuare quanto prima ulteriori correi.