"Padre e figlio, lotta corpo a corpo". Il genitore condannato a sei anni

Era accusato di maltrattamenti e lesioni nei confronti del ragazzo. Alcuni episodi quando era ancora minorenne

"Padre e figlio, lotta corpo a corpo". Il genitore condannato a sei anni

"Padre e figlio, lotta corpo a corpo". Il genitore condannato a sei anni

di Laura Valdesi

SIENA

"Il rapporto con il padre era duro. Sapevo che se facevo qualcosa di sbagliato c’erano discussioni. Ed ho imparato a tenere la testa bassa". Queste le parole, riferisce il pm Elisa Vieri nella requisitoria, riferite da un giovane di origini albanesi ma cresciuto in Valdelsa, che ha denunciato il genitore. L’uomo, sotto processo per maltrattamenti e lesioni, è stato condannato ieri dal collegio Spina a 6 anni e un mese, unitamente all’interdizione dai pubblici uffici, alla sospensione della potestà genitoriale per la durata della pena e al pagamento di 20mila euro di risarcimento nei confronti del figlio. Il tribunale ha anche disposto la trasmissione degli atti alla procura per valutare le dichiarazioni rese in aula dalla moglie dell’imputato. Il pm Vieri, che aveva chiesto una pena di 4 anni e mezzo, ha sottolineato in un passaggio "che sorella e madre, entrambe sentite, pur non negando l’episodio lo hanno ridimensionato dipingendolo come un padre rigido ma non maltrattante". Sicuramente la difesa presenterà appello.

Una storia che racconta il difficile rapporto fra padre e figlio. Il primo che vive nei suoi principi e nel suo ambiente, l’altro invece con mentalità diversa ed autonoma. Un ’conflitto’ che probabilmente riguarda molte famiglie, soprattutto i giovani di seconda generazione. "Se ti buchi le orecchie, la barba lunga, a casa mia non va bene", ha spiegato l’imputato, assistito dall’avvocato Andreina Leita. "Quando poi è andato via se li è tagliati anche i capelli. E’ permaloso e provocatore", lo descrive il padre che parla con grossa difficoltà italiano. Tanto che il legale ha più volte puntualizzato le sue dichiarazioni. "Il cellulare alcune ore non si usa, invece l’ho trovato che ha fatto il furbo", aggiunge negando tuttavia di aver mai "toccato i tre figli".

Prima aveva descritto un ragazzo che non aveva frequentato la scuola guida e che a volte saltava le lezioni in classe. Che magari gli assicurava di tornare presto ed invece andava lungo con i tempi di rientro a casa. Così c’era stato un episodio, nel luglio 2022, per motivi futili – una bottiglia d’acqua - che aveva fatto da ’detonatore’. Si erano presi a botte. Il difensore dell’imputato nella sua arringa parla di "lotta corpo a corpo" fra padre e figlio. Il ragazzo era finito in ospedale e poi era scattata la denuncia. Ma anche il genitore, sempre nella deposizione di ieri, ha riferito di essere stato colpito al volto dal suo ragazzo, che gli aveva fatto un occhio nero. Un enorme distanza, dunque, fra padre e figlio, che è seguito dall’avvocato Monica Fara. Il giovane, ricostruisce il pm Vieri, era stato preso per i capelli, si sentiva dire ’sei un fallito’. "Ci sono riscontri – spiega il pubblico ministero –, il racconto dell’amico che lo accoglie per tre mesi a casa sua quando lascia l’abitazione di famiglia dopo aver denunciato il padre. I lividi visti sul corpo del ragazzo. Le confidenze all’insegnante circa il fatto che ogni cosa che faceva al genitore non andava mai bene".

Il difensore dell’imputato insiste sulla difficoltà di farsi comprendere, per quanto attiene al linguaggio, da parte del suo assistito. E chiede: "Perché non è mai stato sentito? Per quale ragione non farlo?". Sullo sfondo della vicenda giudiziaria le botte alla moglie con cui si era poi scusato e lei aveva ritirato la querela anche se aveva subito un intervento maxillo facciale.