"Non sono deluso per la presidenza della Cei Il cardinale Zuppi l’uomo giusto per i vescovi"

Intervista al cardinale Lojudice. "Lo avevo detto a don Matteo quando venne per Santa Caterina. Lo portai a conoscere Mustafa. Abbiamo preparato la visita a Budrio della famiglia siriana. Volevo riaccendere in loro la speranza di una vita diversa con le cure"

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di Pino Di Blasio

Cardinale Lojudice, non è rimasto deluso per la presidenza della Cei sfumata, anche se è stato eletto un suo amico come il cardinale Zuppi?

"Assolutamente no - è la risposta dell’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice - anzi me l’auguravo. Lo avevo già detto a don Matteo, quando venne a Siena per Santa Caterina. E’ stata una scelta dei confratelli vescovi e anche papa Francesco ha spinto in questo senso. Sono convinto che il cardinale Zuppi farà un ottimo lavoro".

Che compito lo attende?

"Un compito complesso e importante, in parte avviato da Bassetti. Ricordo che anche quando fu eletto Bassetti alla Cei, il desiderio del Papa andava in direzione di quella scelta, per dare un volto più familiare all’episcopato italiano. Ognuno conferisce qualcosa all’istituzione che è chiamato a dirigere; vale per i Papi come per tutte le organizzazioni religiose, politiche, civili".

Qual è il programma di Zuppi?

"Ha sicuramente una grande esperienza internazionale, con Sant’Egidio ha portato avanti le trattative di pace in Mozambico. Tra i suoi programmi c’è lo snellimento degli uffici della Cei, l’evitare che siano pachidermici e costretti a muoversi lentamente. La stessa cosa sta facendo Papa Francesco con la Curia, la sta rendendo più agile. In piccolo quello che stiamo facendo con gli uffici diocesani a Siena, trasformati in servizi diocesani. Matteo Zuppi è la persona giusta, sono convinto. Farà bene assieme al futuro segretario della Cei che sceglierà. C’è grande attesa da parte dell’episcopato".

Domani lei presenterà, assieme all’arcivescovo Perego, di Ferrara, il rapporto Italiani nel mondo all’Università per stranieri.

"Purtroppo l’arcivescovo Perego non sarà a Siena, ha preso il Covid. Verrà la sua collaboratrice, Delfina Licata, la curatrice del Rapporto. Spero sia un ulteriore approfondimento su un tema delicato. In quel rapporto i migranti siamo noi italiani, il fenomeno dell’immigrazione viene letto alla rovescia. Una riflessione utile per interpretare meglio il fenomeno".

A Siena c’è un migrante particolare, il piccolo Mustafa. Ha visto che accoglienza gli ha riservato Budrio?

"Ho suggerito a don Vittorio, visto che i tempi si erano allungati e c’era il rischio che la famiglia El Nezzel cadesse in una forma di depressione, di fare un giro a Budrio per conoscere il posto dove saranno curati. Ho preparato questa gita assieme al cardinale Zuppi: dopo la messa per Santa Caterina, l’ho portato in macchina ad Arbia a conoscere la famiglia di Mustafa. E gli ho chiesto il nome di una persona a Bologna della Caritas, che potesse organizzare un comitato di accoglienza. Penso che l’operazione sia riuscita. Mustafa, il babbo Munzir e la famiglia, con la madre che partorirà a luglio, hanno visto riaccendersi la loro speranza di una nuova vita. E hanno capito che c’è un progetto di accoglienza anche fuori da Siena".

Avverte ancora il rischio che su Mustafa cada l’oblio, una volta spenti i riflettori?

"Riceviamo ancora donazioni cospicue per il futuro di Mustafa, assegni di migliaia di euro anche da parrocchie romane. C’è ancora tanta generosità, così come per i 70 profughi ucraini, donne e bambini, che abbiamo accolto a Colle e a Montarioso. Noi continuiamo la nostra opera, ora penseremo a qualche attività estiva. L’obiettivo è creare una rete dell’accoglienza".

A distanza di un mese può rivelare qualche retroscena sulle nomine per l’Opera del Duomo, concordate con il prefetto Maria Forte?

"Ho incontrato il rettore Minnucci un’ora fa, stava facendo un’intervista sul successo delle visite in Duomo. L’intento mio e del prefetto era dare una ventata di novità, aldilà dei risultati della passata gestione. Qualche nome l’ho consigliato, qualche altro l’ha fatto il prefetto. E’ andata liscia come l’olio, ora si tratta solo di lavorare".