ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

Popolazione stabile a Siena, nascite in calo: l’immigrazione evita il tracollo

Lo studio Istat: ogni anno saldo naturale negativo per 1700-1800 persone, bilanciato dagli arrivi dall’estero

Siena, 31 marzo 2024 – I numeri sono sostanzialmente stazionari, così come la realtà che da anni si riproduce con un andamento costante e ormai consolidato: il dato della popolazione in provincia di Siena, come nel resto d’Italia, regge solo perché a fronte di un saldo negativo nati-morti si registra un bilancio analogo e contrario del fenomeno migratorio. Nel 2023, ogni mille persone il tasso di crescita naturale è stato del -6,6, quello migratorio del +6,9. Tradotto, ogni mille persone se ne sono perse 6,6 nel raffronto tra nascite e morti (1500 rispetto a 3200, con un dato ancora non consolidato definitivamente), ma se ne sono acquistate 6,9 per il bilancio migratorio, un dato tutto proveniente dall’estero. Allargando lo sguardo all’ultimo lustro, ogni anno sono nate circa 1700-1800 persone rispetto a quelle decedute, con un picco negativo a -2100 nel 2022.

È uno degli elementi caratterizzanti del nuovo rapporto Istat sugli indicatori demografici, non a caso intitolato “Popolazione quasi stabile grazie alle immigrazioni dall’estero“ anche per il panorama nazionale. Il quadro che ne emerge per Siena attesta a poco più di 260mila i residenti in provincia, dei quali 30mila cittadini stranieri. Un calo lieve ma contenuto negli ultimi tre anni, dopo la perdita più consistente di circa quattromila residenti tra 2019 e 2021 (da 265.179 a 261.209). Stabili anche le fasce d’età: la maggior parte, 61,7%, è tra 15 e 64 anni, oltre un quarto (26,8%) supera i 65 anni, a quota 11,5% bambini e ragazzi fino a 14 anni.

Se l’età media è 48 anni, le aspettative di vita sono diverse tra uomini e donne, con una differenza di tre anni e mezzo: se i primi si attestato a 82,6 anni, le seconda arrivano a 86,2.

Sul fronte natalità, l’età media del parto è in linea con i dati regionali e nazionali: 32,3 anni. È invece in lieve calo, anche se lievemente superiore alla media toscana, l’indicatore di figli per donna: 1,15, in un quadro di riferimento che va dagli 1,56 della provincia autonoma di Bolzano, agli 0,86 delle province di Cagliari e del Sud Sardegna.

Tornando al dato di partenza, quello che caratterizza la ricerca, da evidenziare la differenza tra il saldo migratorio interno e quello esterno, nella bilancia tra movimenti in entrata e in uscita: se quello interno, cioè in Italia, è negativo, perché si perdono 1,3 persone ogni mille, quello nel rapporto con l’esterno è ampiamente positivo, con 8,2 persone in più. Ed è questo che consente di conservare un dato stazionario sulla popolazione complessiva, evitando altrimenti un ulteriore peggioramento che, peraltro, rischia spesso di tradursi in una perdita di servizi.

Basti pensare alla difficoltà di mantenere aperte le scuole in certe realtà periferiche, come racconta proprio in questi giorni nelle sale cinematografiche ’Un mondo a parte’, il film di Riccardo Milani con Antonio Albanese e Virginia Raffaele. Un tema più volte affrontato anche nei nostri territorio, dove la permanenza o meno di una scuola, dei servizi sanitari, degli uffici postali, fa la differenza tra immaginare un futuro e un possibile ripopolamento, oppure rassegnarsi a una marginalità demografica che significa - quando va bene - trasformarsi in ’borghi’ turistici part time.

Non è un caso che le iniziative portate avanti da anni a Radicondoli, compresa l’ultima di concedere un sostegno all’affitto per chi si trasferisce nel paese valdelsano, siano diventate un possibile modello per provare a riportare per 365 giorni all’anno abitanti in terre che sono in teoria geograficamente marginali rispetto ai grandi flussi e ai poli occupazionali. Ma che in realtà possono rappresentare un’alternativa di vita sostenibile.

Iniziative che devono in ogni caso guardare a quel dato di partenza: alle nostre latitudini vengono al mondo sempre meno bambini, con conseguenze anche sulla tenuta dei centri nascita che devono rispettare standard numerici come garanzia di standard di sicurezza. E su questo versante, quello di un recupero della natalità, la strada da compiere è ancora indubbiamente molto lunga.