Crescita a rischio, l’Irpet: "La Toscana ha bisogno di più immigrati, tanti lavori abbandonati dagli italiani"

Decreto flussi insufficiente a coprire la necessità di forza lavoro Il calo demografico in trent’anni potrebbe far perdere il 23% del Pil

Un giovane al lavoro

Un giovane al lavoro

Firenze, 14 gennaio 2024 – La Toscana per muovere il Pil ha bisogno di forza lavoro. E dunque di più immigrati. Gli ingressi previsti dal decreto flussi sono insufficienti a coprire le necessità. Per fare i lavori che gli italiani hanno ormai abbandonato: agricoltura, servizi e cura alla persona, turismo, commercio. "Il numero di ingressi che prevede il decreto flussi è inferiore alla domanda di lavoratori stranieri. Per la Toscana sono stati circa 11mila ingressi nel 2023 e previsti 12mila nel 2024", spiega Nicola Sciclone, direttore di Irpet, l’Istituto regionale per la programmazione economica.

Quanti dovrebbero essere, invece?

"Non è possibile calcolare la cifra. Certo è che il saldo migratorio tra coloro che entrano ed escono dalla regione, che nel 2019 era di circa 20mila immigrati, dovrebbe raddoppiare ogni anno per trent’anni, arrivando a +40mila, per neutralizzare il rischio di caduta del Pil del 23% a causa del calo demografico nell’arco di trent’anni".

Come si fa a raggiungere l’obiettivo di neutralizzare la caduta del Pil?

"Dobbiamo impostare una politica che in qualche modo attragga forza lavoro immigrata non per generosità, ma perché appunto ‘ci conviene’. Una forza lavoro che però deve essere composta da persone meno fragili, più vicine culturalmente, più facili da inserire nel contesto economico sociale. In sintesi, ci vogliono adeguate politiche di inclusione, altrimenti gli stranieri vanno in Germania e in Francia, non vengono da noi. Poi serve un cambiamento culturale: gli immigrati sono una risorsa, non un costo".

Quali settori dell’economia toscana avrebbero più bisogno di manodopera proveniente dall’estero?

"Soprattutto quelli in cui gli italiani non vogliono più lavorare, come i servizi di assistenza sociale e cura della persona, il lavoro meno qualificato dell’agricoltura, poi commercio e turismo".

Quali altri interventi potrebbero compensare il calo demografico e quindi quello della forza lavoro?

"Per evitare la caduta del Pil dovrebbe almeno raddoppiare la produttività che abbiamo osservato in questi ultimi anni. Per avere una crescita la produttività dovrebbe aumentare più del doppio. Per questo un’occasione importante è il Pnrr: queste risorse, pari a 12 miliardi per la Toscana, possono rilanciare gli investimenti e garantirci, nel breve periodo, una crescita economica per l’effetto moltiplicativo della spesa e, nel lungo periodo, una maggiore produttività per fattore produttivo impiegato".

Gli effeti negativi sull’economia e sul Pil nascono dal calo demografico?

"Con 5,9 nuovi nati ogni mille abitanti, la Toscana è tra le cinque regioni dove si fanno meno figli. Secondo le previsioni Istat, nei prossimi dieci anni la nostra regione potrebbe perdere altri 21mila residenti e 60mila tra venti anni. Intanto, la popolazione è sempre più anziana e nel 2033 potrebbe rappresentare il 30 per cento dei residenti. Ne va di conseguenza che calerà anche la forza lavoro".