Mps, il Governo non vuole proroghe

Oggi il cda convocato per approvare il bilancio 2020. Il nodo della continuità aziendale e i dubbi di Pwc

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Oggi andrà in scena un consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi che potrebbe rivelarsi delicato e propedeutico a novità significative sul futuro della banca. L’ordine del giorno della riunione recita che il board è chiamato ad approvare il bilancio 2020, che si è chiuso con 1,7 miliardi di euro di perdite. Ma che avrebbe mostrato segni di recupero nel quarto trimestre dell’anno scorso.

Non sono i numeri che preoccupano, ma l’incertezza su quella "soluzione strutturale" invocata, auspicata, sollecitata da tutte le parti in causa. Incertezza che si riverbererà sulla certificazione della continuità aziendale che sembra turbare i sonni dei revisori di Pwc. Chiamati a inserire la garanzia di continuità per il Monte nei documenti allegati al bilancio che andrà in assemblea. In teoria i revisori di Pwc hanno altro tempo a disposizione per certificare la continuità. E avrebbero formule particolari per darla ’condizionata’, con cinque gradi di dubbi, legati cioè agli sviluppi che avranno le mosse del Governo e degli eventuali partner.

La mente ritorna a quello che accadde nel 2017, quando Rocca Salimbeni aveva urgenza di ricapitalizzarsi, la trattativa con il fondo del Qatar si arenò per la caduta del Governo Renzi e l’emissione di bond, con una continuità aziendale messa in dubbio, generò incertezze sui mercati finanziari. E spinse lo Stato, quindi il Tesoro alla ricapitalizzazione precauzionale per salvare il Monte.

Ora siamo in una situazione speculare, c’è il Tesoro che vuole vendere e le incertezze riguardano chi vuole comprare. E mentre i consiglieri d’amministrazione del Monte dei Paschi oggi approveranno i bilanci, rimandando eventualmente lo scioglimento dei nodi dei revisori, a Palazzo Chigi si riaccendono le voci su una possibile accelerazione del dossier privatizzazione.

Un lancio dell’agenzia Reuters l’altro ieri evidenziava la conferma delle strategie governative: vendere la maggioranza del Monte dei Paschi, rispettando i termini stabiliti con le autorità europee nel piano di ristrutturazione. I Il ministero dell’Economia vorrebbe cedere a un partner bancario il 64% di Mps e legare all’accordo sia la ricapitalizzazione attorno ai 2,5 miliardi di euro per ritornare nei parametri fissati dalla Bce, sia il pacchetto di incentivi che l’ex ministro Gualtieri stava preparando e che ora toccherebbe al ministro Franco confezionare. Vige ancora il decreto, firmato dopo due mesi di riflessioni dall’ex premier Conte, che fissa al più tardi nella primavera 2022 la completa privatizzazione del Monte.

Le voci riportate dalla Reuters e attribuite a fonti ministeriali sgombrerebbero il campo dalle idee di chi ipotizzava che l’avvento di Mario Draghi, ex presidente della Bce, con Daniele Franco, ex direttore generale di Bankitalia, alla presidenza del consiglio e al ministero dell’Economia, fossero la carta decisiva per guadagnare tempo nei confronti di Bruxelles e Francoforte, e rinviare la vendita delle quote Mps a tempi migliori. Sono gli auspici di tutte le forze politiche in Toscana, a partire dal presidente della Regione Eugenio Giani. Ma Draghi e Franco non avrebbero intenzione di chiedere proroghe. Ed eserciteranno la loro influenza prima nei confronti di Unicredit, anche senza aspettare l’avvento di Andrea Orcel al timone del gruppo. E poi vagliando le altre ipotesi di risiko, come il matrimonio a tre con Banco Bpm e Bper. Un acquirente va trovato, per allettarlo si sta confezionando la dote per la sposa Mps.