"Mio fratello voleva colpire la sedia, non me"

Parla la sorella del valdelsano oggi in carcere. Ma il pm tuona: "Chiederò la trasmissione degli atti alla Procura"

"Lui faceva uso di quella roba. Vedere un fratello cosi’! Ci vogliamo tanto bene, quel giorno era fuori. Non era lui! Mi dispiace. Vederlo oggi per me è una gioia". E la giovane scoppia a piangere. Il giudice Simone Spina sospende per cinque minuti l’udienza per dare modo alla sorella di riprendersi. Momenti di grande tensione ieri in aula al processo per tentato omicidio che vede accusato un valdelsano tuttora in carcere, difeso dall’avvocato Alessia Angeli. L’imputato guarda la sorella, non fa una grinza. Lo stesso anche durante la testimonianza in cui lei racconta quando prese una sedia ‘per spingerlo indietro. Basta, smettila, gli dissi. Aveva un’ascia in mano. Voleva colpire la sedia". Ricostruisce quel giorno di aprile 2021, nella sua casa, dove poi intervennero i carabinieri. Ma il pm Serena Menicucci tuona, dopo averle ricordato cosa riferì ai carabinieri, ossia che aveva temuto per la sua vita. "L’avverto che chiederò per lei la trasmissione degli atti alla procura. Prendo atto di quello che dice, se ne assumerà tutte le responsabilita" annuncia il pm. Duro anche il giudice quando ha la sensazione che la donna tenti di ammorbidire l’accaduto. Dopo la pausa di qualche minuto per le lacrime della testimone la giovane conferma la ricostruzione fatta dai carabinieri, racconta dell’accetta alzata contro di lei che aveva tagliato il cuscino della sedia, con cui si proteggeva, ed il suo tendine delle dita: "‘Non le sento, non le sento’ dicevo a mia madre mentre camminavo per la casa. Mi portarono in ospedale. C’era tanto sangue". La sentenza sul tentato omicidio arriverà a dicembre.

Laura Valdesi