Meccanico morto alle Tre Berte. Due indagati per omicidio colposo

Avviso di garanzia per le persone presenti sul luogo della tragedia. Convalidato il sequestro di area e mezzi

Meccanico morto alle Tre Berte. Due indagati per omicidio colposo

Meccanico morto alle Tre Berte. Due indagati per omicidio colposo

di Laura Valdesi

SIENA

"Non si può morire così a soli vent’anni". Frase che tanti giovani amici di Manuel Cavanna continuano a pronunciare. Increduli di aver perso in un istante quel ragazzo dal volto buono con una grande passione per macchine e moto da cross. Una vita spezzata dal colpo violento ricevuto al petto dal tubolare quadrangolare schizzato addosso al meccanico mentre lavorava ad un rimorchio telescopico all’esterno della ’Elle Emme’, azienda alle Tre Berte, nel comune di Montepulciano, dove si era recato insieme al titolare della ditta di Centoia, una frazione di Cortona, per cui lavorava.

La procura della repubblica non ha perso tempo lavorando a tamburo battente all’inchiesta cercando di congelare elementi preziosi per ricostruire una dinamica apparsa da subito abbastanza chiara. Ascoltati a caldo i testimoni soprattutto dal Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Asl Toscana sud Est. E’ stato quest’ultimo a depositare una relazione sulla base della quale gli investigatori – sul posto si erano recati il procuratore Andrea Boni con il sostituto Elisa Vieri – si sono subito mossi, anche se è stato deciso di non effettuare l’autopsia sul giovane, cosa che avrebbe richiesto di accelerare i tempi per consentire agli eventuali indagati di nominare per esempio propri consulenti. Già ieri in realtà è stata notificata un’informazione di garanzia alle due persone presenti al momento dell’infortunio mortale, accaduto poco prima delle 13 di venerdì scorso. Sono indagate per omicidio colposo. Convalidato anche il provvedimento di sequestro probatorio dei mezzi – il rimorchio telescopico appunto, che pare si fosse bloccato ed un escavatore – e dell’area esterna alla ’Elle Emme’ teatro della tragedia.

Dinamica su cui gli investigatori sembrano avere le idee abbastanza chiare, stando alle parole del procuratore Andrea Boni. Che conferma le indagini in corso "per ricostruire l’accaduto che, fin dai primi accertamenti, apparirebbe comunque correlato a delle operazioni meccaniche che si stavano effettuando su un autoarticolato". Il rimorchio sarebbe stato prima riverniciato e poi per la parte tecnica se ne sarebbe occupato anche Cavanna. Il servizio prevenzione, igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro cristallizzerà se le eventuali manovre svolte sono avvenute in condizioni di sicurezza per gli addetti e dunque anche per il giovane meccanico. Che i soccorritori hanno provato inutilmente a rianimare per quasi un’ora, alternandosi nel massaggio cardiaco. Il colpo del tubolare di metallo è stato violentissimo tanto da rendere inutile l’autopsia. "E’ stato ritenuto non necessario – osserva al riguardo il procuratore Boni in una nota – procedere ad esame autoptico perché certa è apparsa la causa della morte anche in considerazione dei segni esteriori presenti sul corpo del giovane e della certificazione medica rilasciata dai sanitari intervenuti. Il presente comunicato viene emesso nel rispetto del diritto degli indagati (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca in presenza di un interesse pubblico trattandosi di un infortunio sul lavoro mortale".

La famiglia Cavanna si è intanto affidata all’avvocato Gabriele Zampagni di Cortona per seguire la vicenda giudiziaria.