
Lunetta Savino al Teatro Politeama: "Narro la nostalgia de ’La Madre’"
"I figli dobbiamo lasciarli andare via, liberi, come ho fatto io con il mio, e accettare che i figli possano incappare anche nelle sofferenze". Parola di Lunetta Savino, uno tra i volti più amati e conosciuti dal grande pubblico per la sua capacità di interpretare donne decise e forti sia al cinema che in tv, a teatro adesso con un altro importante ruolo: Anna, la protagonista de ’La Madre’. L’opera di Florian Zeller, scrittore e drammaturgo francese che indaga il tema dell’amore materno e le possibili derive a cui può condurre. Lo spettacolo è in programma lunedì alle 21 al Teatro Politeama di Poggibonsi, con sul palcoscenico anche Andrea Renzi, Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino. Regia di Marcello Cotugno. Produzione Compagnia Moliere, Teatro di Napoli, Accademia Perduta.
Lunetta Savino, cosa va in scena per il pubblico del Politeama di Poggibonsi?
"Uno spettacolo che continua a girare con grande riscontro di pubblico, perché il testo è di Florian Zeller, anche autore de ’Il Padre’, ed è uno che sa scrivere, diciamola tutta, quindi il pubblico troverà uno spazio poco realistico di scenografia che rappresenta la casa e il luogo dove si svolge la scena sia fisico che immaginario perché questa donna, la madre, è una che ha perso un po’ il suo centro, le coordinate che la tenevano legata alla famiglia ma anche alla sua vita, una donna estremamente attaccata a questo figlio maschio di cui lamenta l’assenza".
Perché, cosa succede?
"Perché il figlio ormai è andato via da casa, è cresciuto e vive con la sua ragazza e poi c’è questo marito che si capisce che va via di casa per convegni e cose varie e si capisce bene che potrebbero essere delle scuse".
Il tutto si svolge su uno sfondo di solitudine?
"Sì, lei è una donna molto sola che immagina probabilmente quello che si vedrà nelle scene successive, tutto giocato un po’ sulla possibile presenza vera di questi personaggi, il marito, il figlio la ragazza del figlio, che è alla fine la sua massima antagonista, quella che lo ha portato via dal nido".
Possiamo parlare di un viaggio emotivo?
"Certo, ci sono varie tappe di questo viaggio, ma tutto è molto raccontato con dei salti di tono per cui all’inizio si ride, i dialoghi portano a ridere anche del rapporto con il marito, con battute fulminanti che lui le lancia ma è un gioco drammaturgico dell’autore: si ride del fatto che molte donne si riconoscono nel dire ad alta voce i pensieri".