Linda Tancredi, nostra signora dei giornali

Una foto una storia La sua edicola sotto l’Arco de Pontani era il crocevia delle notizie cittadine, un ’Porta a porta’ quotidiano

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Erano i giorni in cui si sarebbe potuto scrivere una guida della città attraverso i suoi personaggi che, puntualmente, ci venivano incontro con le loro abitudini, con le loro battute e con quei gesti che distinguevano i senesi dal resto del mondo. Ed erano i giorni di Linda, al secolo Ermelinda Marchetti sposata Tancredi, l’edicolante per eccellenza, il crocevia di mattiniere chiacchiere, di sorrisi fra la carta stampata e i personaggi fermati dal tempo.

Augusto Mattioli ha colto proprio queste sensazioni: la faccia di Linda sbuca serena dallo spazio ristretto dell’edicola ed è sicuramente pronta ad una battuta, ad un ironico commento della giornata. Di provata fede ocaiola, aveva infatti sposato Amleto Tancredi detto Fagiolino, barberesco di Fontebranda fino alla vittoria con Niduzza del 16 agosto 1952, e madre di Otello, altra figura indimenticata di quella Siena che abbiamo conosciuto, ha abitato sopra alla Società Trieste per molti anni. Come professione ha tenuto l’edicola per interi decenni con affabile cortesia e burbera certezza di una marcata personalità, protagonista di tanti aneddoti che si incrociavano all’Arco de Pontani, suo legittimo territorio. Figure insostituibili e figlie di un dopoguerra fatto di piccole ricchezze di cui si apprezzava il valore, a cominciare dalla possibilità di costruirsi un piccolo ma solido futuro. E l’ironia nasce anche da quello stimolante "porta a porta" che era il sale di una convivenza che metteva insieme rivalità contradaiole e differenze di ceti. La Siena, insomma, conquistata negli anni quaranta e persa inesorabilmente, per dirla alla Giulio Pepi, sul finire del decennio Settanta.

Con lei, con il suo sorriso, non possiamo che fare un elogio alla genuina semplicità: del resto la vita è di per sé semplice e siamo noi a renderla complicata. Ma la sua semplicità ci indica chiaramente che questa è la principale condizione della bellezza morale, è la gloria dell’espressione spontanea dove ti puoi riconoscere ma è soprattutto quella spinta a restare nella memoria. E Linda è ancora e sempre nell’affaccio di quella piccola casupola di legno, sempre per chi ha avuto il piacere di conoscerla e tutto questo senza un filo di retorica ma nemmeno di tristezza. La vita migliore si fa sempre riconoscere: del resto la natura è soddisfatta proprio nella semplicità. E la natura è tutt’altro che anonima e inutile.

Massimo Biliorsi