"La scienza non sia a servizio della politica"

Amato, presidente della Consulta: "Senza trasgressione non c’è coscienza futura". Le aule della Stranieri intitolate a docenti antifascisti

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All’insegna di un’università libera e autonoma è andata in scena ieri la doppia cerimonia dell’Università per Stranieri di Siena: con consegna della laurea ad honorem alla traduttrice Nadia Fusini, seguita dall’intitolazione di 24 aule dell’ateneo a professori che rifiutarono fedeltà al fascismo e a donne intellettuali che si sono opposte allo stesso fascismo. "È un’unica idea di università quella che proviene dalle due parti di questa cerimonia -introduce e sintetizza il rettore Tomaso Montanari –. L’articolo 9 mette la ricerca e la cultura tra i principi fondamentali della Repubblica al fine di rafforzarne la tenuta democratica. E la cultura va intesa come senso critico, strumento per una consapevole resistenza al potere. La cultura che serve a giudicare chi ci governa. Qui oggi abbiamo una bella definizione di università, anche troppo aderente ai tempi che ci è dato di vivere".

A dare solennità alla cerimonia dell’ateneo senese è la presenza di colui che è ’garante’ della Costituzione italiana, l’onorevole Giuliano Amato, alla sua ultima uscita da presidente della Corte Costituzionale: la prossima settimana la Consulta eleggerà infatti il nuovo timoniere.

"Attenti al caos istituzionale e ai conflitti fra Stati" ribadisce l’onorevole dalla ribalta senese, alla quale interviene dopo la lectio di Nadia Fusini. "Magistrale sei stata davvero Nadia. Cos’altro posso aggiungere? Sono intimidito da quanto già detto" inizia il presidente. "Sono ancora vox costitutionalis per qualche giorno - prosegue -. Colgo l’occasione per ripristinare l’idea che la democrazia si fonda su due principi: che siamo tutti uguali e che ciascuno di noi ha il diritto di andare avanti e vivere a prescindere dalle condizioni di partenza. Queste parole scritte sulla nostra Carta furono la liberazione". Il discorso in aula magna del presidente della Consulta verte ben presto sui totalitarismi e l’opposizione al fascismo, temi mai così attuali: "Non c’è libertà che nessuno possa imporre ad altri. Il processo democratico è quello che consente a chiunque di concorrervi. E arte e scienza sono gli strumenti per spazzare via i totalitarismi, il pensiero unico. Arte e scienza non possono essere al servizio di nessuno. Le leggi razziali? Un giorno del settembre 1938 si seppe che ragazzi come voi non sarebbero più potuti andare a scuola e gli insegnanti non avrebbero potuto insegnare. Alla base di tutto questo c’era il Manifesto della razza: ci sono stati uomini che hanno firmato un manifesto in cui riconoscevano la diversità delle razze. Un falso storico, contro il genere umano. No alla scienza al servizio della politica. Non voglio dire che la scienza deve essere piegata alla politica ma che la politica non deve usare la scienza per legittimare la sua autorità".

Si compie così la storia di cinquant’anni di Italia repubblicana: Giuliano Amato ha coperto cinque legislature da parlamentare, è stato ministro del Tesoro e dell’Interno, presidente del Cosiglio in due bienni fra ’90 e 2000. "State attenti - il monito –: sbagliati sono i pensieri impermeabili, non i pensieri diversi. No al pensiero unico, che ha la pretesa di cancellare gli altri. Con l’Ungheria che si autodefinisce illiberale, siamo alla vigilia di un domani nel quale si rischia di non salvare il pensiero trasgressivo perché in contrasto col pensiero unico. Con il cattolico Umberto Veronesi in passato discutevo a lungo: lui da scienziato diceva che se non si trasgredisce, non si va oltre, la conoscenza accertata, difficilmente si arriverà ad una conoscenza futura. Veronesi non era un costituzionalista ma aveva capito".

Paola Tomassoni