Crac Ac Siena, hanno testimoniato ieri con l’assistenza di un legale due componenti del collegio sindacale, Emma Capalbo che era il presidente, e Riccardo Losi. Entrambi assolti in via definitiva, come Antonino Leggeri, dalle accuse di falso in bilancio e bancarotta impropria dopo la sentenza del gup Ilaria Cornetti nel gennaio 2019. Hanno tratteggiato una situazione di "tensione finanziaria della società", così Capalbo. "Una condizione delicata. Un indebitamento importante che – ha detto Losi – veniva dal passato con l’equilibrio costi-ricavi che si reggeva sullo sponsor principale". Ossia Banca Mps. E proprio sul rapporto con quest’ultima si sono concentrate diverse domande del pm Siro De Flammineis che sostiene l’accusa insieme al collega Niccolò Ludovici. E che segue anche il troncone bis dell’inchiesta sul crac con al centro l’operazione di cessione del marchio alla ‘Black & White communication’. Vicenda che approderà a breve dal gup. "Un’operazione molto particolare – definisce Losi quest’ultima –, senza di essa l’esperienza dell’Ac Siena si sarebbe conclusa prima". Spiegando poi che l’attenzione del collegio sindacale si è concentrata al riguardo sulla verifica del valore del marchio che derivava da una perizia e su quella dell’effettivo pagamento, che è avvenuto. Questi gli aspetti che erano tenuti a porre sotto la lente. Sollecitata dal pm De Flammineis sull’eventuale esistenza di un rapporto fra la società concessionaria del marchio e l’Ac Siena, Capalbo ha spiegato che è stata acquisita una visura catastale da cui risultava che la sede della società era in piazza Salimbeni. Il giudice Ottavio Mosti ha chiesto se si trattava dello stesso immobile, ottenendo risposta affermativa. "La presenza della Banca? Era evidente e importante – risponde Losi durante la testimonianza che si conclude quasi alle 17,30 –, partecipava anche alle assemblee. Il Siena viveva del contributo della sponsorizzazione del Monte". Già calendarizzate altre udienze fino a metà dicembre.
La.Valde.