"La Lega non voterà mai la svendita di Mps L’idea di un terzo polo, no a scelte affrettate"

Il leader della Lega Matteo Salvini torna stasera in Piazza Salimbeni. "Niente veti su gruppi stranieri, UniCredit non è solo italiana. Chiederemo l’audizione di Padoan in commissione Finanze. La sinistra dà per scontato questo seggio, tratta i senesi come bancomat"

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di Pino Di Blasio

Matteo Salvini non ha nessuna intenzione di aspettare inerte il voto del 3 e 4 ottobre per sciogliere il nodo Monte dei Paschi e trovarsi di fronte la soluzione approntata dal golden boy del ministero dell’Economia, il direttore generale Alessandro Rivera, e dal team di UniCredit guidato daAndrea Maffezzoni. "Domani i parlamentari della Lega - scandisce Salvini al termine dell’intervista - chiederanno l’audizione in Commissione Finanze di Camera e Senato del presidente di UniCredit, nonchè ex ministro e deputato Pd, Pier Carlo Padoan. E vorremmo ascoltare anche Consob e Bankitalia, per non trovarci di fronte a una svendita già fatta".

Stasera lei tornerà in Piazza Salimbeni, due giorni dopo lo sciopero dei sindacati. Qual è la posizione della Lega sulla trattativa per il Monte?

"Un no categorico alla svendita a pezzetti, ai seimila licenziamenti di cui si parla e ai regali miliardardi a UniCredit. Stiamo lavorando con dirigenti, rappresentanti sindacali, altri soggetti bancari e finanziari per studiare la possibilità che Banca Mps diventi parte di un terzo polo bancario autonomo e non venga fagocitata da UniCredit, con un esborso per i contribuenti di diversi miliardi di euro".

Si parla di dieci miliardi di costi per lo Stato per cedere la quota di maggioranza di Mps..

"Esistono due visioni diverse sul dossier. La prima è una svendita di fine stagione, con tanto di aggravio per lo Stato, che avrà come effetto sportelli e posti di lavoro cancellati soprattutto a Siena e in Toscana. Non approveremo mai, in consiglio dei ministri, un’operazione a danno degli italiani e di Siena".

C’è ancora tempo, secondo lei per cercare alternative, magari affidandosi a un advisor?

"Dopo un anno e mezzo di Covid è doveroso cambiare le priorità in agenda. Le regole economiche, i vincoli dei bilanci e dei piani concordati vanno ridiscussi. A meno che non ci sia qualcuno in casa Pd che ha fretta di chiudere l’affare per levarsi un problema e giocare una partita delicata a scapito di Siena. Ho visto il bilancio semestrale del Monte, c’è il ritorno degli utili e i conti sarebbero migliori senza le zavorre delle cattive gestioni precedenti. Svendere la banca adesso è follia".

Sarebbe contrario a trattare con un gruppo straniero?

"A parte che bisogna vedere quanto c’è di italiano in UniCredit, ci sono fondi interessati e anche altri gruppi italiani. La sostanza della questione è salvare l’identità della banca e il marchio. Ora hanno silenziato tutto fino al 4 ottobre, ma è chiaro che poi vorrrebbero chiudere in fretta. Con le cattive gestioni precedenti e il valzer di Padoan ministro, poi deputato e infine presidente della banca che vuole comprarla, Banca Mps ha già dilapidato 50 miliardi di euro".

In consiglio dei ministri e in Parlamento la Lega voterebbe contro la vendita a UniCredit?

"Non voglio arrivare in consiglio dei ministri, chiedo una discussione aperta sulla banca più antica del mondo e sulle migliaia di posti di lavoro in ballo".

Il collegio di Siena è la tappa clou della sua campagna elettorale. Qual è il risultato che le farebbe cantare vittoria?

"La sinistra ha dato sempre per scontato che questo seggio le appartenga di diritto. Prima ha candidato il romano Padoan, adesso il pisano Letta, trattano i senesi come un bancomat. Noi abbiamo candidato un senese, una partita Iva del territorio. Domenica vanno al voto 1.200 Comuni e la Regione Calabria, noi puntiamo a vincere a Roma, a Milano e in Calabria. A me piacciono le sfide difficili, la sinistra dà per vinta la partita a Siena, le tv e i grandi giornali, eccetto il vostro, non parlano delle elezioni a Siena e in Calabria. Per questo stasera sarò a Siena e non parlerò solo di Monte".

Quante chance dà a Tommaso Marrocchesi Marzi?

"E’ uno sconto tra Davide e Golia, tra un segretario nazionale di un partito che viene da Roma e un imprenditore del territorio. Io sono fiducioso. Nelle cinque metropoli che vanno al voto, il centrodestra non ha mai governato soltanto a Torino. Vincere a Torino dopo 70 anni sarebbe come quando abbiamo vinto a Siena e a Pisa".