REDAZIONE SIENA

Il Palio è un gioco ’lecitamente corrotto’

Senza la corruzione non esisterebbe, il suo dogma è l’esatto contrario del greco ’vinca il migliore’. I limiti cercati negli anni

L’affascinante gioco del Palio costituisce un unicum di varie sfaccettature che, intersecandosi tra loro, ne costituiscono il vero polmone. Tra queste, una in particolare collega da sempre il passato e il presente. A metà dell’800 si studiavano i rimedi dello sconfinato potere dei fantini nei confronti delle Contrade, tra cui le regole dei cosiddetti ’Palii a sorpresa’ per definitivamente cancellare gli intrallazzi e far emergere il concetto greco del "vittoria al migliore".

Da quei tempi la ’corruzione lecita’, nel senso che si sa che esiste ed è radicata ma la si ignora allo stesso momento, detta tutti i tempi fino a raggiungere interessanti punte realizzative. Il Palio è un gioco corrotto, sempre in forma lecita; se così non fosse non esisterebbe. La vitalità del Palio è strettamente dipendente dalla corruzione; corrompe per il semplice motivo di sentirsi orgogliosi nell’appartenere ad una comunità, ad una socializzazione.

Basterebbe riuscire a comprendere i motivi per cui chi vince non percepisce alcun vantaggio economico, filosofia che gli inglesi non possono certo comprendere, e, automaticamente, si capisce perché il Palio sia un “gioco corrotto” nella sua profonda illogicità. Il Palio che si corre oggi sta rappresentando una delle più alte vette della corruzione paliesca, con le pedine sapientemente manovrate nello scacchiere. Con un certo distacco si notano alcune pedine ’improvvisate’, ma chi ha tirato le fila finora sa che non è così. Manovra perfetta, grazie alla presenza attiva dei fantini, nel ’costringere’ le assenze alle visite sanitarie.

Poi si è cercato anche di andare oltre un’immaginaria linea, che segnerebbe un ipotetico confine riguardante il gruppo dei collaboratori esterni di cui si avvale il Comune; dai deputati al Mossiere. Oltrepassare questo confine è già avvenuto nel passato, anche in quello abbastanza recente, ed i risultati, se letti in un’ottica che si innesta con la corruzione paliesca, assumono ben altre prospettive e letture di quelle che si vedono in Tv. Anche per il Palio di oggi si è cercato di ricalcare queste orme, ma con un ingranaggio che si è basato su un dialogo forse troppo virulento. Forse. Perché nel momento in cui c’è stato un fermo passo indietro, con improvviso balzo della temperatura corporea, il risultato, accuratamente disegnato, assieme all’assenza di cavalli iscritti al Ceppo, si è trasformato in realtà.

Sergio Profeti