Il Monte dei Paschi vota l’aumento di capitale Niente rinvii, partita da chiudere a novembre

Le risposte della presidente Grieco e dell’ad Lovaglio alle obiezioni dei piccoli azionisti. "Un terzo dei 2,5 miliardi servirà per finanziare gli oltre 3mila esodi, la legge scade a fine novembre. Per Axa, Anima e Compass le stesse condizioni degli investitori"

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di Pino Di Blasio

Il 99,63% delle azioni presenti all’assemblea del Monte dei Paschi ha votato sì all’aumento di capitale, il 99,75% si è dichiarato d’accordo sul raggruppamento di 100 vecchie azioni in una nuova. D’accordo, era un risultato scontato. Quando hai un azionista come il Ministero dell’Economia che quando dice sì, ti porta il 64,2% dei consensi, il 99,9% di quelli presenti ieri, tutto è più facile. Ma le assemblee del Monte, sono passate alla storia per essere sempre particolarmente vivaci, a prescindere dal risultato. Entro ottobre il management della banca preparerà il prospetto informativo per la Consob che conterrà tutti i dettaglio dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro: numero di nuove azioni emesse, prezzo e valore dei concambi.

In poco più di 4 ore di confronto, nell’auditorium di viale Mazzoni, con una presenza ridotta dei tradizionali piccoli azionisti, intervenuti per 20 anni nelle assise, il Monte dei Paschi ha ottenuto il via libera per rimpinguare la sua dote patrimoniale, finanziare l’esodo di 3.500 dipendenti, cominciare una nuova stagione come banca e come capitalizzazione in Borsa, si spera molto più rosea di quella che sta vivendo.

La presidente della Banca, Patrizia Grieco, e soprattutto l’amministratore delegato Luigi Lovaglio, si sono dichiarati fiduciosi che la missione sarà portata a compimento. E hanno lanciato molti messaggi chiari al mercato, agli investitori istituzionali, al Ministero dell’Economia e ai partner industriale. L’aumento da 2,5 miliardi di euro va fatto subito e sarà sottoscritto integralmente, senza doppie fasi o con il Tesoro pronto a salire sopra la sua quota attuale. "Fin dal primo giorno il consiglio d’amministrazione è concentrato su 2,5 miliardi di euro da portare a casa in un’unica soluzione entro il termine previsto. E questo è quello che dico" è stata la lapidaria frase dell’ad, supportato dalla presidente: "Deve essere un aumento di capitale con le regole di mercato che rispetta le norme sugli aiuti di Stato".

Il primo azionista a rompere il ghiaccio è stato Giorgio Finucci, seguito da Norberto Sestigiani, da D’Acampora e dall’avvocato Domenico Ricciardi. Hanno parlato anche Romolo Semplici, che ha regalato ai vertici del Monte copie del libro scritto dall’Associazione Pietraserena, e una new entry, avvocato Rocca, che ha presentato il prospetto delle ’litigation’, delle cause legali e richieste di risarcimento che scandiscono la storia della Banca dalla sciagurata operazione Antonveneta agli effetti conseguenti, come derivati e vari aumenti di capitale.

Ogni piccolo azionista ha sollevato obiezioni sui punti all’ordine del giorno. I vertici della banca hanno replicato seccamente. "La DgComp - ha risposto Lovaglio a chi ha rilanciato i boatos sulla mancata autorizzazione - dialoga con il Ministero dell’Economia, il 2 agosto ha concesso la proroga sulla permanenza al 64% del capitale. La Bce ha autorizzato il Monte a dare il via all’aumento".

Sul raggruppamento delle azioni, 100 vecchie per una nuova, che farà evaporare ancora una volta gli investimenti dei piccoli azionisti, l’ad è stato tranchant: "Non avrà alcun impatto sul valore di mercato della banca". II miliardo e 20 milioni di azioni che costituiscono il capitale di Mps, diventeranno 10milioni e 200mila nuovi titoli. Un numero ridotto anche per prevedere le emissioni di nuove azioni.

Il Monte va veloce perché ci sono delle scadenze di legge. L’aumento di capitale va chiuso entro il 12 novembre "perché un terzo della somma - ha ricordato Lovaglio - servirà per finanziare le oltre 3mila uscite volontarie di dipendenti, e la legge che consente scivoli fino a 7 anni scade il 30 novembre".

Ancora più deciso sul rapporto con i possibili investitori, pronti a puntare fiches da 900 milioni di euro sul piatto del Monte. Che in un decennio ha già bruciato svariati aumenti di capitale per 18,5 miliardi totali. Gli incontri con gli investitori sono continui e positivi - ha rassicurato Lovaglio -. Guardiamo naturalmente con interesse all’ingresso di investitori che possano dare stabilità all’azionariato, inclusi tutti i nostri partner industriali. Ma le condizioni che saranno riservate ad Axa, Anima e Compass (il partner di Mps per il credito al consumo), saranno le medesime riservate agli altri investitori e l’eventuale revisione degli accordi di partnership avverrà nell’interesse della banca". E così l’ennesimo messaggio al mercato è stato inviato.