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Il Dostoevskij bandito torna in aula "La cancel culture? È ignoranza"

Lo scrittore Paolo Nori oggi all’Università per Stranieri "Questa guerra è fratricida. Si può solo piangere a pensarci"

Oggi doppio appuntamento per lo scrittore Paolo Nori. Alle 11.45 terrà una lezione all’Unistrasi dal titolo ‘L’uomo del sottosuolo. L’orribile scrittura di Fëdor Michajlovic Dostoevskij’ mentre alle 17.30 al Politeama di Poggibonsi grazie all’associazione ‘La Scintilla’ presenterà la sua ultima opera ‘Sanguina Ancora. L’incredibile vita di Fëdor Dostoevskij’.

Nori, non tutti i russi sono Putin, com’è possibile sconfiggere questo sentimento anti-russo?

"Sarebbe da domandarsi com’è possibile sconfiggere l’ignoranza. Questo sentimento, comunque, c’è da molto tempo. Ne ‘La vita è bella’ di Roberto Benigni, Auschwitz viene liberata dagli americani, in realtà sono stati i sovietici, ma penso anche a Rocky IV, con la contrapposizione tra i russi cattivi e gli americani buoni".

Perché quest’opera di cancellazione culturale?

"Vietare Dostoevskij non sta né in cielo né in terra, è come se non leggessero più Pirandello perché c’è stato Mussolini, è paradossale e frutto dell’ignoranza. Per via della cancellazione delle mie conferenze, si è creato questo interesse, però, sono molti i casi, penso a Cajkovskij. Fa strano perché proprio queste figure sono state tra le maggiori ad opporsi all’autarchia. È dal 1991 che frequento la Russia e quella cultura è straordinaria. Ora si ‘prende partito’, sento gente che non è mai stata in Russia e non conosce una parola di russo o ucraino, ma sembra che capiscano tutto perfettamente".

Più volte ha parlato di questa guerra, come fratricida. Perché?

"Nel primo discorso di Putin, prima dell’attacco, ha parlato degli ucraini come dei ‘rodnoy’, una parola difficilissima da tradurre, deriva da partorire, significa che c’è un legame viscerale. È una guerra che separa i parenti. A pensarci mi viene solo da piangere, non c’è altra definizione".

Qual è il suo consiglio a uno studente di russo oggi?

"Dipende dai singoli casi. Se uno studente di letteratura russa è mosso da una passione vera non c’è niente al mondo che lo può dissuadere. L’anno prossimo mi aspetto più studenti e non meno. Per me la letteratura russa è la più bella del mondo. Gli scrittori russi erano i principali nemici del potere. Tantissimi letterati russi che io ho tradotto sono stati uccisi proprio per questo motivo".

Perché la vita di Dostoevskij è stata incredibile?

"Incredibile si riferisce al fatto che è stato condannato a morte. Io, sono stato ‘ferito’ da ‘Delitto e castigo’ a 15 anni. Dopo averlo letto ho sentito l’esigenza di leggerli tutti. Ho provato un sentimento che mi ha fatto dire "come son stato male bene". Quando leggo i russi sento il sangue che mi scorre nelle vene, sento di essere vivo".

Lodovico Andreucci