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I conti del Monte, utili a 929 milioni. Il contenzioso scende a 2,9 miliardi

Il bilancio del terzo trimestre superiore alle attese degli analisti, la Banca avrà utili 2023 di 1,1 miliardi "Siamo una delle migliori banche italiane, decideremo a fine anno cosa fare del capitale eccedente".

I conti del Monte, utili a 929 milioni. Il contenzioso scende a 2,9 miliardi

Il dato che certifica in maniera lampante la nuova stagione del Monte dei Paschi è l’utile netto a fine settembre: 929 milioni di euro, un miglioramento dei conti eclatante rispetto ai 334 milioni di perdite del terzo trimestre 2022. Solo per fermarsi ai tre mesi da luglio a settembre, l’utile netto è stato di 310 milioni, mentre gli analisti alla vigilia prevedevano 238 milioni. "Ho il piacere di presentare una serie di risultati molto solidi che testimoniano i miglioramenti ottenuti dalla banca negli ultimi 12 mesi. Il Monte è ora tra le migliori banche nel panorama italiano, in grado di essere redditizia in maniera sostenibile e di generare capitale trimestre su trimestre". E’ stato l’esordio dell’amministratore delegato Luigi Lovaglio alla conference call con la comunità finanziaria e i giornalisti, ieri mattina. Dopo l’approvazione del bilancio del terzo trimestre in consiglio d’amministrazione l’altra sera.

Accanto a Lovaglio, c’era il responsabile dell’area finanza Andrea Maffezzoni. E naturalmente anche la sua era una soddisfazione e un orgoglio più che tangibili. Ma è meglio lasciar parlare le cifre, corredando gli utili dalle altre voci positive dei conti del trimestre. Innanzitutto il Monte è una banca capace di generare capitale, visto che negli ultimi sei mesi ha aumentato i cooefficenti patrimoniali di 200 punti base. Oggi il Cet1 ratio è al 16,7%, un patrimonio più che sufficiente per far dire al cfo Maffezzoni che il Monte "si aspetta nel 2024 una revisione del rating, forse anche prima. Stiamo lavorando a stretto contatto con le agenzie di rating che stanno monitorando la nostra situazione".

Al 30 settembre il Gruppo Mps ha realizzato ricavi complessivi per 2,804 miliardi di euro, +22,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I ricavi del terzo trimestre ammontano a 953 milioni di euro, in lieve calo (-2%) rispetto al trimestre precedente. Il margine di interesse è a quota 1.688 mln di euro, in crescita rispetto allo stesso periodo del 2022 (+62,7%). Tale crescita è stata guidata prevalentemente dal maggior contributo del comparto commerciale, che ha beneficiato di maggiori interessi attivi sugli impieghi, generati dall’aumento dei tassi di interesse. Per questo il risultato operativo lordo è stato di 1.446 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto all’anno scorso.

Anche sul versante dei costi, le voci sono rosee. Il rapporto costincome è sceso al 48%, rispetto al 70 dell’anno scorso. E i costi operativi sono diminuiti del 15,2%. "Siamo ben posizionati per remunerare i nostri azionisti in linea con le ultime guidance" ha detto Lovaglio, confermando l’intenzione "di anticipare il dividendo con l’utile del 2024".

Gli aspetti che fanno titolo per i conti trimestrali di Banca Mps sono gli effetti delle assoluzioni nei processi per i derivati e la decisione assunta dal consiglio riguardo agli extraprofitti. Partendo da quest’ultima voce, anche il cda del Monte dei Paschi, come tutte le altre banche, ha deciso di proporre all’assemblea dei soci, in sede di approvazione di bilancio 2023, di "destinare a riserva di utili non distribuibili una somma non inferiore a 312,7 milioni di euro a livello di gruppo, quale opzione prevista dalla normativa sulla tassazione dei cosiddetti extra profitti". "Decideremo a fine anno - ha rivelato il cfo Maffezzoni - come utilizzare il capitale in eccesso".

Il taglio delle richieste di danni legali è ancora più importante. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione, che ha assolto gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni nel processo sui derivati, Mps ha declassato da "possibile" a "remoto" il rischio relativo ai procedimenti legali.

L’ammontare del contenzioso si è ridotto da 4,1 a 2,9 miliardi. E tutte le pretese stragiudiziali notificate alla banca dopo il 29 aprile 2018, tra cui la richiesta di 750 milioni di euro di danni dell’ex vicepresidente Franceco Caltagirone, sono da considerarsi prescritte. In attesa del verdetto d’appello su Profumo e Viola per il caso derivati.