Gratteri rilancia l’allerta ’ndrangheta, «Soldi sporchi investiti nel turismo»

Il magistrato in ateneo: «Infiltrazioni ovunque, anche Siena a rischio»

Nicola Gratteri durante la lezione ‘speciale’ tenuta in ateneo

Nicola Gratteri durante la lezione ‘speciale’ tenuta in ateneo

Siena, 29 novembre 2018 - Ancora una lezione speciale all’Università di Siena per il cliclo di incontri – promosso dagli studenti di giurisprudenza, associazione Elsa – su ‘globalizzazione e crimine organizzato’, con i protagonistai della lotta alle mafie: in cattedra in rettorato ieri è salito Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, accompagnato dal docente e scrittore Antonio Nicaso. I due hanno anche scritto a quattro mani diversi libri, l’ultimo dei quali è ‘Storia segreta della ’Ndrangheta. Una lunga e oscura vicenda di sangue e potere, 1860-2018’.

Nicola Gratteri, ex procuratore aggiunto a Reggio Calabria, dal 2016 procuratore a Catanzaro, è intervenuto, in ateneo, sugli investimenti della ‘Ndrangheta nell’economia legale. Ovvero ha spiegato nei dettagli come viene prodotta la cocaina in Sud America, come viene trasportata in Europa e come viene distribuita, per diventare l’affare più fruttuoso per le organizzazioni criminali. E come i tanti soldi ricavati dall’illecito traffico sono investiti nell’economia legale e in moltissimi casi non più rintracciati o rintacciabili.

«Tra gli anni ’70 e ’80 la ’Ndrangheta si è specializzata nei sequestri di persona, che hanno fruttato mediamente 1,5 miliardi di vecchie lire. E si sono ritrovati con tanti soldi da gestire. Poi è arrivato il traffico di sostanze stupefacenti, la cocaina su tutte», inizia il procuratore Gratteri, che riporta racconti e video, degni di una sceneggiatura da film. Ma sono la cruda realtà.

«I MERCATI della cocaina che arriva in Europa sono Bolivia, Perù e Colombia – continua –. Il professor Nicaso ed io siamo stati a Bogotà, in una scuola di addestramento della polizia colombiana, con circa 4mila ragazzi che si allenano per la guerra quotidiana alle organizzazioni criminali che producono cocaina nella foresta Amazzonica. I carichi partono su navi portacontainer da un porto in Brasile, Santos, diretti verso Genova, facendo però scalo a Gioia Tauro, porto controllato dalle famiglie della ’Ndrangheta. Dai mille euro al chilo di costo della cocaina in Sud America, quando arriva a Gioia Tauro quel chilo vale già 30mila euro. E così a salire, lungo le vie dello smercio: la ’Ndrangheta non vende in strada ma all’ingrosso e invade tutta l’Europa. Gli affari sporchi fruttano tanti soldi che la ’Ndrangheta investe comperando locali, ristoranti e radicandosi nell’economia legale: in Germania i clan sono ovunque. Il problema è che gli Stati europei non ne hanno percezione e sul piano normativo l’Europa è un encefalogramma piatto».

Antonio Nicaso, professore presso la Scuola Italia del Middlebury College a Oakland in California, integra poi il quadro arrivando anche alla situazione in Toscana e al Senese: «Sappiamo dalle indagini che in questo territorio la ‘Ndrangheta investe nell’economia legale un po’ in tutti i settori, ma principalmente in quelli della ricettività e del turismo. Investimenti che negli ultimi anni si stanno intensificando in Toscana, come in altre regioni del Centro-Nord».

Paola Tomassoni