Giuseppe e la sua vita in trincea

Il responsabile Protezione Civile della Pubblica Assistenza di Poggibonsi è appena tornato dalle Marche

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di Marco Brogi

"Ogni storia è un’altra storia, non ci si abitua mai. Ma si riparte, sempre. Con la paura ci si convive, si esorcizza, cercando di non renderla palese, cercando di sorridere. La paura tiene vivi, chi ha un ruolo come me, ed ha quindi del personale da guidare deve fare questo. Tenere unito il gruppo e permettere di lavorare in sicurezza".

Una vita in trincea, quella di Giuseppe Vallario, responsabile Protezione Civile della Pubblica Assistenza di Poggibonsi, contro nemici che si chiamano terremoto, alluvione, trombe d’aria. E’ rientrato da poco dalle Marche, colpite dalla furia dei fiumi che hanno spazzato via vite, case, strade, alberi. Quattro giorni in prima linea a Senigallia a tu per tu con il dolore e la paura delle gente. E montagne di fango. "Dopo l’alluvione ci hanno attivati per portare volontari e carrelli idrovere che agganciamo con la jeep – racconta – Ci sono 6 idrovere del nazionale, 2 per ogni carrello, dislocate su tre regioni di cui 2 sono toccate alla Toscana. Come zona senese noi le avevamo sul territorio prese in precedenza per una esercitazione. Da Poggibonsi sono partito solo e sono venuti con me volontari di Monteroni. Al Lago Trasimeno ci siamo incontrati con altri mezzi provenienti da Firenze per completare la Colonna Mobile Nazionale Anpas. Contemporaneamente da Firenze partiva anche la Colonna Mobile Regionale. Giuseppe Vallario, alle spalle anni di protezione civile ed esperienze nelle calamità naturali di Aquila, Norcia, Aulla, continua il suo racconto: "Siamo stati destinati in una delle 13 zone di intervento, noi eravamo nella zona 4: condomini con130200 garage sotto il livello della superficie da liberare. L’acqua alta era già stata tolta, ma dovevamo svuotarli dai detriti, acqua e fango, il livello qui è arrivato a 10 centimetri dal soffitto. Erano pieni di acqua, auto, moto e ricordi di una vita, tutto da buttare. Quando lavori con l’idrovora si può aspirare di tutto. Quindi i filtri vanno ripuliti frequentemente, altrimenti sei fermo. Noi dovevamo ripulire tutto". E infine: "Ho incontrato una signora con un’auto costosa che era stata completamente sommersa, era arrabbiata e tesa, ma ci ha accolto come fossimo vecchi amici. Ho cercato di stemperare. Abbiamo trascorso la mattina assieme e c’è stato pure il modo di cogliere un sorriso". Giuseppe e gli altri volontari: campioni di umanità.