Giro di tangenti per pilotare gare di appalto, 42 indagati

A vario titolo viene contestato il reato di corruzione. Nell’inchiesta è finito anche un uomo di Chiusi di 56 anni

Un’indagine della procura di Pistoia durata due anni, che si è conclusa con l’esecuzione di misure cautelari. Operazione che ha visto impegnata la squadra mobile di Pistoia con il supporto dei colleghi del reparti di tutta la Toscana, insieme al reparto anticrimine di Firenze e le questure di Modena, Bologna e Reggio Emilia. Un dispiegamento di forze necessario per raggiungere gli indagati (42 in tutto, residenti in varie province della Toscana, tra Lucca, Massa Carrara, Siena e Arezzo), molti dei quali si trovavano fuori regione, e notificare le misure. Sono state 23 le perquisizioni eseguite, in una delle quali la polizia ha trovato nella cassaforte di casa 266mila euro in contanti. L’indagine ha portato a 44 capi di imputazione, tutti riferiti a reati contro la pubblica amministrazione: dalla corruzione all’istigazione alla corruzione, turbativa d’asta, concussione e falso ideologico. Sotto la lente degli inquirenti in particolare gli appalti per opere pubbliche nei comuni di Uzzano e di Pescia, nel periodo dal 2014 al 2020, ma si ipotizza che il sistema criminoso andasse avanti anche da prima. Fra gli indagati, a vario titolo, anche un uomo di 56 anni che risiede nel Senese, a Chiusi.

Nel dubbio di non aver versato la tangente pattuita, l’imprenditore non ci pensa due volte e si affretta a fare il suo: "Meglio pagare due volte". È uno dei contenuti delle intercettazioni ambientali che gli investigatori hanno acquisto durante l’indagine "Coffee break", nome che indica le occasioni in cui avvenivano le consegne di denaro, spesso negli autogrill o fuori dai bar, in altri casi nell’auto di uno degli imprenditori indagati, ma anche nell’ufficio personale di uno dei tecnici comunali "infedeli". "Andiamo a prenderci un caffè?", questa la frase usata nelle conversazioni telefoniche, per fissare gli appuntamenti e consegnare le "mazzette". Il compenso era, nella stragrande maggioranza dei casi, in denaro (si parla di importi che vanno dal 3 al 5 per cento del valore dell’appalto), ma in un caso c’è stato anche chi ha preteso dalla ditta "favorita" di eseguire i lavori di ristrutturazione nella propria casa.

Le imprese che beneficiavano degli accordi, come riferito dagli inquirenti, sono: la Costruire Srl, Coesco srl, Esmoter Costruzioni srl, Euroedil snc, General Works e la Diddi Dino e figli.