
Fronteggiamenti Nicchio-Montone. Le difese: "Dichiarazioni da ripetere. Non è stata come una rissa al bar"
di Laura Valdesi
SIENA
Processo per i fronteggiamenti del 2 luglio 2018 fra Nicchio e Valdimontone, non verranno ascoltati di nuovo i testimoni già sentiti. Anche se è cambiato giudice. Così ha deciso ieri Francesco Cerretelli che nell’ottobre scorso ha raccolto il testimone della collega Sonia Caravelli, adesso al gip. Le dichiarazioni sono utilizzabili e quindi si deve procedere con il dibattimento di cui peraltro ha già fissato le udienze fino a settembre dichiarando in aula l’intenzione di voler andare a sentenza in autunno. Forse ad ottobre, dunque, il verdetto per i 17 (11 dei Pispini e 6 dei Servi) imputati, a vario titolo, di rissa. E dodici di loro anche di resistenza a pubblico ufficiale. Una vicenda giudiziaria su cui si appunta l’attenzione dell’intero mondo contradaiolo, come conferma il gran numero di dirigenti di Nicchio e Valdimontone presenti al terzo piano di palazzo di giustizia. Servono un paio di ore per dipanare la matassa. In avvio è l’avvocato Luigi De Mossi che difende gli 11 dei Pispini a chiedere la rinnovazione delle prove dibattimentali già espletate con il giudice precedente. Al di là del complesso pacchetto di norme e articoli a cui si appella, come farà poco dopo anche Giulio Pisillo che assiste i montonaioli unitamente a Daniela Marrelli, De Mossi declina le ragioni per cui sarebbe opportuno rivalutare quanto già emerso: "Per la peculiarità dei rapporti fra le Contrade nella città di Siena, per evidenziare comportamenti a difesa dell’identità, delineando il lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla polizia municipale. Quella della resistenza a pubblico ufficiale – nota – è una contestazione molto dura Esiste un codice non scritto secondo cui i vigili urbani intervengono per tranquillizzare le parti contradaiole. E ancora: la giustizia paliesca per capire se quei comportamenti sono stati considerati fuori dal Regolamento del Palio, le modalità di identificazione degli imputati. Elementi che giustificano la rinnovazione di tutte le dichiarazioni assunte durante il dibattimento per avere uno spaccato sociale, poi vedremo se emerge una rilevanza penale. Non si è trattato di una rissa fra ubriachi, fuori da un bar o dalla discoteca. Né di una resistenza a pubblico ufficiale all’esterno dello stadio. Siamo in presenza della tutela di una tradizione". Torna sulla questione prettamente tecnica l’avvocato Marrelli sollecitando il giudice a sollevare una questione di costituzionalità della norma transitoria. Niente da fare: Cerretelli quando rientra in aula dopo la camera di consiglio legge un’ordinanza lunghissima, motivando il suo ’no’ su tutto.
A seguire il processo, adesso che il pm Sara Faina è andata a Parma, sarà Nicola Marini. Pur opponendosi anche lui in aula alla "rinnovazione", si dice un po’ arrugginito in una materia che ha seguito altre volte e che presenta molte peculiarità. "Non intendo ridimensionare – premette – ma non si possono non valutare alcune circostanze". Rispetto per esempio ai rapporti con la polizia municipale, a tali aspetti occorrerà prestare molta attenzione.