Drago, la forza della continuità. Le rose rosse di Rubacuori e la telefonata a Loretta stile Panariello/FOTO & VIDEO

Il menù è un disco 45 giri, il dono ai commensali una serigrafia di Pizzichini

Una cena in famiglia

Una cena in famiglia

di LAURA VALDESI Siena, 28 settembre 2014 — L’ingresso in lambretta del fantino che appena sceso corre anche a salutare il correttore Alfredo Scarciglia. Le sue dichiarazioni a sorpresa: «Da quando amo i cavalli sono vegetariano». La commozzione del priore Laura Bonelli nel ricordare volti cari che non ci sono più e, ancora prima, nel veder comparire il marito Gabriele e il figlio Francesco, entrambi monturati, con la comparsa dell’Aquila, contrada alleata che dona due splendidi tamburi. I suoi tanti grazie, a partire da quello a Massimo Biliorsi per l’abile regia della cena. Poi le mani sul volto del capitano Fabio Miraldi quando Salasso pronuncia il suo discorso-show (leggi nel giornale oggi in edicola): «Qualsiasi cosa io dica, dopo queste parole — l’incipit del suo saluto — non saranno efficaci». Una cena-festa in famiglia, quella che si è celebrata nel Drago davanti alla basilica di San Domenico per suggellare la vittoria di Provenzano. Era con il popolo che amava tanto anche Rubacuori, scomparso di recente. «In suo nome le rose rosse sul mio tavolo», svela il priore Bonelli.

Sarà stata la musica anni ’60, le note di Yellow Submarine dei Beatles, l’atmosfera piacevole così come la temperatura, ma la serata si è allungata fino alle 1 passate. C’erano sì le autorità — il sindaco Bruno Valentini e il prefetto Renato Saccone, il presidente della Robur Antonio Ponte per esempio — ma anche la proprietaria del cavallo Caterina Brandini, tanti amici invitati da Salasso, fra cui Maurizio Pacchi a Ranieri Pannocchieschi d’Elci. Sul tavolo hanno trovato un menù davvero insolito: non solo per la qualità ma per la forma. Un disco di cartone come i vecchi cari 45 giri in vinile con su scritte le prelibatezze della serata. Vedi il risotto al Chianti con salsiccia croccante. Il dono agli ospiti era invece una serigrafia di Carlo Pizzichini in 1700 esemplari numerati e firmati. Lo stesso artista ha realizzato anche gli splendidi barberi (o meteore) smaltate donate dalla Contrada a priore, fantino e capitano. 

I regali, dicevamo. Sono arrivati in fondo quando Salasso era diventato padrone assoluto della scena in quanto saliva e scendeva da Oppio facendosi fotografare su ogni lato dai contradaioli come un divo mentre gli speaker Maurizio Garosi e Laura Zanchi scandivano i tempi dopo «Dracosello» (rilettura paliesca del vecchio, caro Carosello) e gli  omaggi ai pro-vicari (album fotografico con lo stemma del Drago). Doni a veterinario e maniscalco, ai magnifici 4 della stalla una caricatura personalizzata di Emilio Giannelli, presente alla cena. Una spennacchiera per il barbaresco, fazzoletti preziosi per i tre tenenti vittoriosi mentre i selfie cominciavano a girare su Facebook.

«Una vittoria di cui i dragaioli avevano bisogno», dice il priore quando è mezzanotte passata. Rivolge un invito alla ‘collega’ Fiamma Cardini affinché l’alleanza con l’Aquila sia sempre più salda. Poi una frase che sintetizza il suo credo e gli piace — senza potere, e senza sapere, e senza con amore volere —, la vittoria vissuta in mezzo ai due priori «che mi hanno preceduto, Carlo Rossi e Marco Lonzi,  da cui ho imparato tutto. In primis che la nostra forza è la continuità». E che il Palio è un intricato groviglio di legami e sentimenti fortissimi.  «Solo un genio come Alberto se lo poteva inventare un  successo così», ammette  il capitano Fabio Miraldi. Che aggiunge: «Il Drago non ha vinto solo il 2 luglio ma in questo inverno quando c’erano diverse anime ma l’obiettivo era comune: il Palio. Comunque sia, il più bello  è quello che ancora dobbiamo conquistare». Ma il Salasso-show è la ciliegina sulla torta della serata. Non solo quando racconta nel filmato-intervista la Carriera (‘La Selva hai voglia a darmi le mani nel muso a Oppio, quel giorno lui faceva tutto per me e io per lui), non solo quando usa qualche parola un po’ troppo colorita. Una macchietta nel ringraziare per il  venerdì sera di festa «così goduto che sono andato a nanna alle 5,30. Li ho messi a letto tutti, non ce n’era per nessuno. Puoddarsi che dica qualcosa che non c’entra niente ma tanto quello che si doveva s’è fatto il 2 luglio. Ora me la godo: ho preso 10 giorni di ferie, metto la tenda in Camporegio». E giù risate. «Ho vinto il Palio e festeggiato i 20 anni di Carriera in Piazza... Accidenti! Dovevo chiamare Loretta (la compagna, ndr), gliel’avevo promesso».  Sembra Panariello. Tira fuori il cellulare e compone il numero: «Loretta, ciao, sto facendo il discorso, sai...». Che spettacolo.