"Dopo la segnatura andai a dormire Il sogno di tutti diventò realtà"

Fausto Pistolesi, il capitano che spezzò il digiuno di 25 anni dell’Istrice. "Il terzo giro, un flash indelebile"

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"La prima immagine? Il commento di mia moglie la mattina del 2 luglio, dopo la segnatura del fantino. Arrivai a casa e le dissi che andavo a riposare prima della benedizione. "Ma come, vai a letto?", mi chiese sorpresa. Certo, le risposi, ormai ho fatto tutto quello che dovevo. C’è solo da aspettare il fato". Fausto Pistolesi torna con la memoria a quel 2 luglio del 2000 che, dopo 25 anni, avrebbe spezzato il lungo digiuno dell’Istrice. "I ricordi sono meravigliosi, ma li vivo con il giusto distacco. È nel mio carattere guardare sempre avanti, anche se chiaramente mi fa piacere non solo la vittoria, ma anche il pensiero di aver dato un segnale: poche cose fatte bene, fu la filosofia che ci guidava".

Pistolesi ripercorre quelle "poche cose ma fatte bene". A partire dal gruppo di collaboratori che lo accompagnò: "Massimo, Andrea, Massimo, Franco come mangini, Roberto come guardiafantino: ognuno con le sue caratteristiche, compagni di viaggio ideali". Con una scelta strategica di fondo: "Avevamo ragionato con i fantini di punta su tre anni, non sul singolo Palio. In quell’occasione erano squalificati Cianchino, Massimino e De’, questo facilitò i nostri piani". Che portarono a Bruschelli, reduce dalla tripletta nell’Oca nel ‘96, ‘98, ‘99. "C’era un dubbio scaramantico: aveva sempre vinto a luglio, possibile facesse poker? Prevalse la convinzione che era la strada giusta".

Anche dopo l’assegnazione del cavallo, l’esordiente Gangelies. "Era nella nostra lista, anche se non ai primi posti. Ma era un purosangue ed era arrivato da poco a Siena. Queste due cose ci convincevano che in un lotto livellato in basso, a parte Votta Votta, avrebbe detto la sua".

E così fu, nonostante prove che Pistolesi definisce "incolori". C’era un motivo: "Gigi ci disse che doveva solo insegnargli la strada. La Contrada in quei quattro giorni fu fantastica: nonostante prove non esaltanti, non sentimmo mai la pressione di un popolo in attesa da così tanto. La voglia di vincere era palpabile, si respirava, ma senza esasperazioni. Il clima giusto". Quindi nell’Entrone, poco prima del momento della verità: "Gigi mi domandò: "Fausto, che si fa stasera?". Dimmelo te, gli risposi. "Si vince!", disse sicuro. Io pensavo di fare un bel Palio, ma ero consapevole che la corsa era piena di incognite". La memoria di Pistolesi rimanda a un altro flash indelebile: "Al terzo giro, quando Gigi sbatté nel colonnino per parare il cavallo scosso mi si gelò il sangue. Perse il tempo di galoppo, con il suo fisico straordinario riuscì a riprendersi". Alla cena della prova generale, il capitano aveva ricordato quel proverbio orientale per cui se si sogna da soli è solo un sogno, ma se lo facciamo tutti insieme può trasformarsi in realtà: "Ero convinto che da lì potesse venire un’energia positiva. E così è stato".

Orlando Pacchiani