"Dalla cefalea al delirium, i danni del Covid"

L’allarme del professor Rossi, direttore del dipartimento di Scienze neurologiche: "Tre stadi di gravità per gli impatti del virus"

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"Ci sono moltissime osservazioni che indicano che tra i sintomi del Covid-19 molti sono legati a patologia neurologica". L’interessamento del sistema nervoso, NeuroCovid, fa parte del quadro clinico della malattia: la conferma è del professor Alessandro Rossi, direttore del Dipartimento di Scienze neurologiche e motorie del Policlinico. Professore qual è l’impatto?

"Ancora mancano i dati definitivi sulla loro incidenza, frequenza e sui meccanismi sottostanti all’interessamento del sistema nervoso. E devono essere identificati con precisione anche i fattori di rischio, le determinati demografiche e le comorbilità che possono predisporre le persone con Covid a lesioni neurologiche. Nonostante ciò è oggi accertato che oltre il 20% dei pazienti Covid che necessitano di cure intensive hanno deficit neurologici ad alto rischio di mortalità e un elevato rischio di avere conseguenze neurologiche a lungo termine di tipo neuropsichiatrico, neurocognitivo e neurodegenerativo".

Quali danni il virus può produrre sul sistema nervoso?

"Sono stati definiti tre stadi di interessamento. Il primo è l’infezione limitata alle cellule dell’olfatto e gusto. Secondo stadio, il virus causa aumento della coagulazione del sangue che può causare ictus cerebrale per occlusione arteriosa o trombosi venosa. Inoltre, l’aumentata risposta immunitaria causa una infiammazione dei vasi sanguigni nei muscoli e nervi. Terzo stadio, il virus causa un’infiltrazione di fattori infiammatori nell’ambiente cerebrale. Ne consegue un edema cerebrale ed un danno che causa delirium, enecefalopatia eo epilessia. L’ipertesione arteriosa comporta un alto rischio di emoraggia cerebrale".

Quali patologie possono causare le lesioni cerebrali?

"Le manifestazioni neurologiche associate vanno da forme lievi, come la cefalea, riduzione dell’olfatto e perdita del gusto, affaticamento e sonnolenza, a forme gravi come l’encefalopatia necrotizzante acuta, le alterazione dello stato mentale, l’ictus ischemico ed emorragico, le convulsioni, le lesioni cerebrali diffuse da ridotta perfusione di sangue al cervello. Ci sono numerose segnalazioni che il delirium, stato confusionale acuto, è associato alle forme più gravi di malattia. Un recente studio ha dimostrato che il 22% delle persone decedute a causa del Covid avevano presentato delirium. Ulteriori patologie del sistema centrale sono i disturbi cognitivi, dell’orientamento, dell’equilibrio, della parola, della visione e coma. Quest’ultimo è più frequentemente associati allo sviluppo di encefalopatia necrotizzante acuta o esteso ictus cerebrale. Le conseguenze di lesioni acute del sistema nervoso periferico possono causare paralisi, dolore, alterazioni delle sensibilità. Le lesioni più gravi dei muscoli inducono la rottura delle cellule muscolari con rilascio nel sangue di sostanze lesive per i reni e conseguente insufficienza renale".

Quali le conseguenze a lungo termine?

"Tra le conseguenze neurologiche vi sono i disturbi depressivi maggiori, i disturbi ossessivi compulsivi, la malattia di Parkinson e la demenza".

Avete osservato alterazioni neurologiche nei vostri pazienti Covid?

"Abbiamo eseguito numerose consulenze in pazienti ricoverati. Oltre i deficit del senso dell’olfatto e del gusto, sono state osservate alterazioni cognitive, disorientamento, disturbi dell’equilibrio, epilessia ed ictus. Un caso con alterata visione dei colori. In Italia, la più sostanziale valutazione delle manifestazioni neurologiche in questi pazienti è avvenuta a Brescia che ha analizzato neurologicamente 9.340 pazienti Covid nel periodo febbraio-aprile".

Il vaccino è l’obiettivo?

"Vaccinare il 60-70% della popolazione significherà disporre delle dosi necessarie per circa 40 milioni di persone e una complessa organizzazione per la sua distribuzione. Nella battaglia contro il virus abbiamo bisogno anche di una cura per coloro che potranno contrarre l’infezione. Come gli anticorpi monoclonali, in fase avanzata a Siena".

Paola Tomassoni