PAOLA TOMASSONI
Cronaca

Costi alle stelle per colf e badanti Aumenti di 100 euro netti al mese

L’inflazione al 12% e l’adeguamento dei contratti rischia di mettere in crisi le famiglie degli anziani. I sindacati spingono per trovare un accordo. Cgil e Cisl: "Il pericolo è che si ritorni al lavoro nero"

di Paola Tomassoni

Un servizio necessario quanto costoso quello della ‘collaborazione domestica’; il nuovo anno si apre con la badante più cara. In conseguenza del mancato raggiungimento dell’accordo fra parte datoriale e sindacati lavoratori dal 1° gennaio 2023, con una inflazione all’11,8%, il rialzo della paga minima oraria sarà di circa il 9,2% e al 100% per le indennità di vitto alloggio. L’aumento della retribuzione di pari passo con l’inflazione si applica ai contratti di livello C, nello specifico alle badanti conviventi in casa con l’assistito, ovvero quelle ‘a 54 ore settimanali’. Facendo il conto, per una retribuzione mensile media di quasi 1.100 euro l’aumento sarà di poco meno di 100 euro netti (94,42 euro), che equivalgono alla retribuzione di un mese in più l’anno.

"Ci sono due parti in causa, da tutelare – sottolinea Fabio Seggiani, segretario generale Cgil Siena -: le badanti lavoratrici seguite dal sindacato e i datori di lavoro che si rivolgono al Caf per i contratti e le buste paga. Detto questo l’adeguamento salariale all’inflazione, e dunque al costo della vita, era previsto, è da contratto. Non è un’ingiustizia. Certo, chi è dall’altra parte, il datore di lavoro, l’anziano o la famiglia che sia, si troverà in difficoltà. Il problema è legato al generale aumento dei costi, all’inflazione che non era mai arrivata a quota 12%. Per questo l’accordo fra le parti non è ancora stato firmato: il tentativo è di scaglionare l’incremento contrattuale. La situazione preoccupa i datori di lavoro, anziani o non autosufficienti, che spesso non riescono da soli con la pensione a pagare la badante, andando così a pesare sulla famiglia; ma preoccupa anche noi per il possibile ritorno al ‘nero’ (rapporti di lavoro non regolarizzati) che in questo settore eravamo riusciti in parte a superare".

Il popolo delle badanti col tempo è diventato consistente, anche in provincia come nel resto del Paese: secondo gli ultimi dati sarebbero 960mila le badanti in Italia, in Toscana oltre 50mila. Per quanto riguarda la provincia senese il dato non c’è, ma la necessità di questa figura è assai alta in una popolazione fra le più ‘anziane’, con un terzo dei residenti che ha più di 65 anni. Su poco più di 260mila abitanti, 87.376 sono over 60 e 24.832 hanno più di 80 anni.

Le badanti sono qui tradizionalmente donne provenienti dall’Est Europa, soprattutto per assistenza 24 ore al giorno, convivendo in casa con l’anziano: in Valdelsa sono soprattutto georgiane, bulgare, pakistane e indiane; nell’area senese sono rumene, bulgare e ucraine.

"L’adeguamento contrattuale è giusto, ma l’incremento così importante delle retribuzioni è un problema – dice Riccardo Pucci, segretario generale Cisl Siena -. L’inflazione andrà ancora a pesare sulle famiglie e sui conti di chi ha stipendi bassi e meno tutele. Almeno un anziano in casa oggi lo abbiamo tutti, visto che le rsa sono poche, tutte piene e molto care. Per questo c’è un importante ricorso all’assistenza in famiglia, sulla quale ora incombe un aumento di spesa notevole, che poi coincide con tutti gli altri costi della vita, dal caro bolletta a quello del carburante. Il rischio è l’aumento del lavoro ‘nero’. Sono d’accordo con Fisascat nazionale (sigla sindacale Cisl di questo settore) che occorre investire sul sostegno all’assistenza familiare, in modo da alleggerire le spese. Se non si trova una soluzione e non si arriva all’accordo fra le parti, nella busta paga di fine gennaio scatterà l’aumento".