Chat degli orrori, il silenzio degli investigatori

Dopo l’interrogatorio del ragazzino torinese nel troncone bis dell’inchiesta la procura scava ancora

Chat degli orrori, silenzio degli investigatori sia per quanto riguarda il primo che il secondo troncone dell’inchiesta che ha sollevato il velo sulle immagini di sevizie e violenze circolate nei cellulari degli adolescenti. Di tutta Italia ma anche senesi. Tre sono stati anche indagati ma, dopo la restituzione di computer e telefoni cellulari, a fine primavera scorsa, e la contestazione di detenzione di materiale pedopornografico, ancora non è stata notificata loro la conclusione della fase preliminare dell’indagine. Evidentemente si scava ancora (la posizione dei senesi dovrebbe essere comunque ormai ben chiarita), soprattutto sul secondo troncone d’inchiesta, quello esploso nel luglio scorso. Quando emerse che un 17enne piemontese, lo stesso che aveva creato la chat ‘The Shoah party’ denunciata ai carabinieri di Siena da una mamma coraggio della nostra città che l’aveva trovata nel cellulare del figlio, sarebbe riuscito addirittura a penetrare nel Deep web. Il mondo della rete dove circolano immagini di efferata violenza. Dove si paga per entrare nelle stanze rosse ed assistere ad un’esecuzione. Coinvolta sulle prime anche l’amica del cuore del 17enne ma ad inizio agosto Antonio Sangermano, capo della procura dei minori di Firenze che coordina le indagini, aveva chiesto l’archiviazione della sua posizione al gip dopo averla interrogata il 27 luglio.

A scavare nel terribile mondo della rete, quello oscuro, sono sin dall’inizio due carabinieri del comando provinciale di Siena che si sono specializzati nel deep web imparando come si accede e penetrandone i segreti.