
‘Gli unni moderni’, il libro di Guglielmo Boldrini, sindacalista anarco-libertario, già dirigente della Camera del Lavoro di Siena e perseguitato politico sotto il fascismo, vale la ristampa. Racconta un episodio che ha segnato la storia senese, la devastazione, il 4 marzo 1921, da parte dei fascisti della Casa del Popolo, allora in via Pianigiani, nel palazzo oggi sede del Consorzio Agrario: una data funesta della nostra storia, della libertà e democrazia. Ne parleranno oggi, un secolo dopo l’attentato, all’incontro on line ’Non erano unni ma fascisti’ organizzato da Cgil e Spi Cgil Siena, Istituto Storico della Resistenza senese e dell’Età contemporanea Vittorio Meoni, dopo l’introduzione del segretario generale Fabio Seggiani, gli storici Paolo Leoncini, Gabriele Maccianti, Stefano Maggi, Stefano Orlandini; coordina Gabriele Viviani.
L’introduzione di Leoncini spiega chi era Boldrini e il clima che portò all’avvento del fascismo. "Tra chi, mentre gran parte dell’Italia si adeguava al nuovo, non cambiò idea e continuò a esporsi senza paura vi è certamente Guglielmo Boldrini, classe 1872, che a Siena impersonava dalla fine dell’ottocento l’anarchia e a cui si deve il coraggioso racconto dell’assalto alla Casa del Popolo nel marzo 1921". Boldrini era scrittore, poeta, pubblicista: un autodidatta che con la consapevolezza di raccontare, recuperò l’istruzione mancata.
‘Gli unni moderni’, ristampa di Cgil e Spi Cgil Siena, con Amoc, Anpi, Asmos, ripercorre quel drammatico venerdì. Il pretesto fu l’agguato nel quale nove carabinieri e marinai in transito da Empoli erano stati uccisi. L’attentato senese fu oggetto di interrogazione parlamentare dei due deputati del collegio: il socialista Sesto Bisogni condannò l’accaduto, il liberale Gino Sarrocchi difese i fascisti e le forze dell’ordine. Boldrini andrò oltre la cronaca con un’accusa all’onorevole Sarrocchi, per aver mentito sui fatti senesi. Sarrocchi, ricorda Leoncini, aveva anche favorito l’avvicinamento del suo partito a Mussolini: lo ricompensò con un posto di ministro, prima di una lunga presenza in Senato. Ma questa è un’altra vicenda, un malcostume che, con le varianti, si adatta a dittatura e democrazia.
Altra storia è anche quella degli ultimi anni di Boldrini. Arrestato nel 1927 per ricostituzione del partito anarchico, è prosciolto per insufficienza di prove. Trasferito a Ponza fu liberato nel 1930. Morì a Siena nel 1932.
L’iniziativa dalle 17 su Siena Tv, Canale YouTube e sui profili Facebook Cgil Siena e Spi Cgil Siena, RadioSienaTv.
Antonella Leoncini