Berlusconi assolto, non c’è stata corruzione La sentenza che chiude il processo Ruby ter

Cala il sipario sulla costola senese dell’inchiesta sulle feste a Villa San Martino, scagionato anche il pianista Danilo Mariani. Ultimo giorno burrascoso, tra le richieste di ricusazione dei giudici da parte della difesa, agli altri testimoni non ammessi

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di Laura Valdesi

Il tribunale di Siena ha spiazzato tutti. I difensori di Silvio Berlusconi e di Danilo Mariani, accusati di corruzione in atti giudiziari, convinti che sarebbero state necessarie ancora alcune udienze per chiudere il cerchio sul Ruby ter senese. Gli stessi giornalisti che ’sentivano’ nell’aria l’ennesimo rinvio del processo dopo il subentro del nuovo collegio visto che quello precedente, presieduto da Ottavio Mosti, si era già pronunciato a maggio sulla falsa testimonianza del pianista delle serate di Arcore, condannandolo a 2 anni. Invece il copione è stato completamente stravolto. Sin dall’avvio dell’udienza alle 9, annunciando una giornata a dir poco tumultuosa e ricca di colpi di scena. Che si è conclusa dopo dieci ore di fila con la clamorosa assoluzione "perché il fatto non sussiste" di entrambi gli imputati, il leader di Forza Italia Berlusconi ieri volato a Bruxelles e il pianista di Arcore che vive a Sarteano ed è stato in passato anche coordinatore provinciale del partito, oltre a candidarsi a sindaco per il centrodestra nel paese della Valdichiana dove abita. Sempre presente alle udienze, sovente con la moglie Simonetta Losi, ieri invece non c’era. E il 14 maggio scorso, dopo la condanna per falsa testimonianza a 2 anni era uscito dicendo: "Se parlo mi fanno un altro processo, meglio che stia zitto".

Si è capito subito che tirava aria di burrasca quando il nuovo collegio ha dettato la linea. Presidente Simone Spina, lo affiancavano la collega Elena Pollini e Francesco Cerretelli, quest’ultimo arrivato a Siena solo da qualche settimana. A rompere il ghiaccio è stato l’avvocato Federico Cecconi che insieme ad Enrico De Martino e al figlio Lorenzo difendeva Berlusconi. "Abbiamo chiesto di integrare le prove riascoltando alcune persone e sentendone un paio che non erano state ancora in aula. Un’integrazione mirata", dice De Martino quando il collegio si ritira per decidere al riguardo. Inizia così una giornata interminabile fatta di stop and go nell’udienza dove ciascuna delle parti difendeva la propria linea: il collegio determinato a concludere il processo, i legali che invece tenevano duro sull’integrazione dell’istruttoria e dunque volevano un rinvio. I giudici hanno risposto subito picche a questi ultimi uscendo dalla camera di consiglio alle 11.10 e dicendo ’no’ ad ascoltare i cinque testimoni. Tre già sentiti, il ragionier Giuseppe Spinelli, uomo di fiducia del leader azzurro, i due consulenti della difesa Andrea Perini e Gianfranco Santolini, due invece mai ascoltati: il cantante Mariano Apicella e la moglie di Mariani, Simonetta Losi.

"Dichiaro chiusa l’istruttoria dibattimentale", dice fermo il presidente Spina. Che invita il pm Valentina Magnini a concludere. Mentre parla fuori dall’aula è un confabulare fra i difensori di Berlusconi e Mariani, qualcuno va a fare fotocopie, i volti sono tesi. Nessuno si era preparato ad interpretare quel copione. Compreso che il processo andrà a sentenza rilanciano giocando la carta della ricusazione del collegio. C’è tempo tre giorni per formalizzarla alla corte d’appello, si dice, che poi dovrà decidere. Facce scure, c’è attesa. Intanto arrivano anche gli uomini della Digos e i carabinieri al terzo piano, altri si sistemano fuori dal palazzo di giustizia. Ancora una camera di consiglio al termine del quale il tribunale non ritiene "che la mera esistenza di una dichiarazione di ricusazione possa comportare l’incapacità del giudice di procedere oltre nella discussione". Si va avanti dunque fino in fondo.

Il pm aveva chiesto 4 anni per Berlusconi e Mariani ma quando alle 19 il collegio esce con scritto sul volto la solennità del momento, l’ennesima sorpresa della giornata. Il presidente Spina, schiarendosi la voce, assolve entrambi con formula ampia. E’ bastata poco più di un’ora per far calare il sipario sul caso approdato a Siena nell’aprile 2016 dallo spacchettamento, per competenza territoriale, del Ruby ter milanese.