
di Massimo Cherubini
L’obiettivo è quello di far "rivivere" al meglio i beni confiscati alla mafia. Nel corso degli ultimi anni molto è stato fatto e altrettanto può essere fatto. Basti dire che, ad oggi, gli immobili confiscati in Toscano sono 346 e sono in corso di confisca molti altri. Su questo tema si è tenuto a Vescovado di Murlo, nella Tenuta Agricola di Suvigano, un convegno organizzato da Confcooperative Toscana in collaborazione con l’associazione Antonino Caponnetto. Il tema è significativo:"Per il bene di tutti. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia in Toscana".
Un incontro servito, oltre a fare i punti sui progetti di sviluppo dei beni già confiscati, anche per un’ analisi sulle procedure di assegnazione. Su questo è già al lavoro un gruppo di lavoro di Confcooperative nazionale sul tema specifico. Che, nel suo complesso, è stato discusso nel convegno.
"Vogliamo impostare un percorso -ha sottolineato Alberto Grilli presidenti confcooperative-Federsolidarietà Toscana, e Anna Batini, coordinatrice di Confcooperative-Sanità Toscana - che faccia emergere e potenziare il contributo delle cooperative al riscatto dei beni sottratti alla criminalità organizzata restituendoli alla legalità e alle comunità".
Tanti i dirigenti sia di Confcooperative-Federsolidarietà nazionale; da Gaetano Mancini, vicepresidente Confcooperative nazionale, a Denise Malfetti, direttore Confcooperative Toscana Sud. Presenti anche Giovanni Sordi, direttore di Ente Terre Toscane, Salvatore Calleri, presidente Fondazione Antonino Caponnetto e rappresentante della GRT nell’Osservatorio della legalità di Regione Toscana. Un patrimonio non solo immobiliare ma anche di pregiati mezzi e strumenti aziendali
"Tutti questi patrimoni - ha detto Maurizio Pascucci, responsabile nazionale dei Beni Confiscati Fondazione Antonino Caponnetto -.sono gestiti dall’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati che li può assegnare, in comodato gratuito per 30 anni con bando o forma diretta, ad associazioni e cooperative a fronte di un progetto di riutilizzo sociale. E’ necessario evitare che i beni confiscati finiscano all’asta, perché si rischierebbe di perdere il vero obiettivo per cui sono stati confiscati: il loro riutilizzo sociale". "Il mondo cooperativo ha un dovere etico di esserci - hanno sottolineato Grilli e Batini -. Non si tratta solo della restituzione di beni alla collettività , illecitamente accumulati, ma rappresenta un contributo concreto alla realizzazione di un’economia trasparente. L’opacità del mercato, alimentata e fortemente perseguita dal malaffare, tarpa le ali" hanno concluso i due dirigenti della Confcooperative.