Banca Mps: "Rischio perdita con Fondazione"

Richiesta danni per Antonveneta: definito "probabile" un ko da 3,6 miliardi. "Ma Palazzo Sansedoni indirizzava le scelte strategiche".

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di Orlando Pacchiani

Tre lettere per tratteggiare una nuova storia sulla rotta Palazzo Sansedoni-Rocca Salimbeni, probabilmente per incentivare l’uscita del Tesoro, sicuramente per ipotizzare nuovi scenari per la città. Il testo completo della semestrale di Banca Mps esplicita nel dettaglio ciò che già era noto, la richiesta danni da 3,8 miliardi promossa dalla Fondazione, in un quadro che presenta già non poche incognite. Le stime interne prevedono perdite per il triennio 2020-2022 come effetto del Covid, ma al tempo stesso viene rilanciata l’ipotesi di uscita del Mef entro il 2021, come previsto dagli accordi con la Bce.

Il nuovo piano industriale arriverà entro l’anno, per adeguarsi alle nuove previsioni, ma intanto tiene banco quella richiesta monstre della Fondazione. Nei mesi scorsi il sindaco De Mossi l’aveva pubblicamente caldeggiata. Lo scorso 31 luglio, dopo aver compiuto tutte le verifiche legali, da Palazzo Sansedoni sono partite le tre lettere di messa in mora con le relative richieste: poco più di 3 miliardi per l’acquisto di Antonveneta, circa 500 milioni per l’aumento di capitale 2011, 171 milioni per gli aumenti di capitale 2014 e 2015, comprese le errate contabilizzazioni delle operazioni Fresh, Alexandria, Santorini.

Il rischio di soccombenza per quest’ultima vicenda viene definito "possibile", ma per i restanti 3,6 miliardi la classificazione è "probabile". Elemento che complica la definizione del petitum complessivo, approdato a quota dieci miliardi di euro: 5,2 per cause in essere, 4,8 per richieste stragiudiziali, compresa quella della Fondazione. Ma che al tempo stesso la Banca respinge con una posizione definita "critica" e prefigurando la possibilità di "agire nei confronti di Fondazione Mps a tutela del proprio patrimonio".

Nella prime note di replica, si ricorda che la Fondazione all’epoca dei fatti "era il socio di maggioranza di Banca Mps e in grado di indirizzarne le scelte"; per l’operazione Antonveneta la Fondazione ha già avviato azioni "incompatibili con le contestazioni mosse a Banca Mps" contro i propri ex deputati, banche finanziatrici e gli advisor; infine, "la particolare rilevanza del ruolo di Fondazione Mps, nel contesto dell’operazione di acquisto di Banca Antonveneta, è emersa anche in àmbito giudiziario".

Sarà in ogni caso una partita delicatissima. Tutto starà a vedere chi saranno i protagonisti in campo. Entro l’anno, è annunciata la revisione del Piano industriale di Banca Monte dei Paschi, anche per adeguarlo alle previsioni che riguardano il prossimo triennio. "Il peggioramento dello scenario causato dal diffondersi dell‘epidemia sul territorio italiano potrà avere conseguenze economico patrimoniali sul gruppo" nonostante le misure adottate dal Governo e dalle istituzioni europee", sottolinea Banca Mps. Nella semestrale si definisce "realistico immaginare una crescita dello stock di crediti deteriorati nel brevemedio periodo" con "conseguente incremento del costo del credito".

Uno scenario che verrà accompagnato dal programma di disimpegno dall’azionariato del Mef, intenzionato a uscire allo scoperto quando sarà compiuta l’operazione Hydra per cedere 8 miliardi di euro ad Amco, quindi entro l’anno. Su questo fronte balla ancora la richiesta di 700 milioni di euro di consolidamento patrimoniale da parte della Bce, passaggio che non appare più così imminente.

Dopo l’estate, ci attendono in ogni caso mesi nei quali si apriranno nuovi scenari per la Banca. E in parallelo si delineerà la partita giudiziaria grazie alla quale la Fondazione vorrebbe tornare non proprio ai fasi del passato (quelli ormai, con tutti i loro sprechi e inadeguatezze, sono archiviati per sempre), ma sicuramente a un consistente consolidamento patrimoniale che le consegnerebbe un rinnovato ruolo da protagonista nel futuro della città.