REDAZIONE SIENA

Baby bulle ’pentite’: lavori socialmente utili

Il programma della messa alla prova sarà definito entro il 13 ottobre. Undici le giovani, dieci quelle in udienza ieri

Uno dei luoghi in cui le baby bulle avevano agito, fu detto nel 2023 quando scoppiò il caso, era l’area della. Galleria Metropolitan

Uno dei luoghi in cui le baby bulle avevano agito, fu detto nel 2023 quando scoppiò il caso, era l’area della. Galleria Metropolitan

di Laura Valdesi

SIENA

L’ormai ex baby gang, composta da ragazzine senesi, farà lavori socialmente utili per ’riparare’ agli eccessi compiuti nel 2021 finché la squadra mobile aprì un’inchiesta facendo emergere un quadro preoccupante. Ed emergere un fenomeno sempre più presente fra gli adolescenti. Il caso salì alla ribalta della cronaca nazionale anche perché si trattava di bulle. Solo femmine. Tutte minorenni all’epoca dei fatti – aggressioni, botte, atti persecutori, sostituzione di persona, minacce e diffusione di immagini a contenuto sessuale le contestazioni a vario titolo – che avvennero a Siena. In alcune zone, vedi l’area della Lizza-piazza Gramsci ma anche di piazza Matteotti, dove di recente si sono verificate tensioni fra ragazzini nordafricani e pakistani su cui la procura sta indagando. I luoghi, insomma, di ritrovo preferiti dai giovanissimi nel centro storico della città.

Undici le adolescenti, di età compresa fra i 14 e i 17 anni, tutte nate a Siena a parte pochissime che comunque vivono nel capoluogo, finite in mezzo ai guai. Erano state loro stesse a definirsi una "baby gang", arrivando al punto di pubblicare sui social i filmati delle aggressioni e delle botte, degli insulti nei confronti delle vittime prese di mira, offese da frasi razziste. Agivano in branco, da questo derivava la loro forza. L’aggressività. Avevano compiuto una sorta di agguato nel sottopassaggio di piazza Gramsci circondando una ragazza a cui avevano tirato i capelli, colpendola tanto che andò in ospedale con diversi giorni di prognosi. Era successo che chiamassero ’scimmia’ una ragazzina, offendendola per le sue origini sudamericane. E quando una della baby gang aveva deciso di lasciare il gruppo era stata punita con la pubblicazione di foto in biancheria intima rubate dal suo profilo.

Esplosa la vicenda, è iniziato il percorso per il reinserimento e la rieducazione, con la presa in carico da parte dei servizi sociali e degli avvocati che hanno seguito il caso, da Maria Teresa Fasanaro che è specializzata in diritto di famiglia e minori, a Giuliana Falaguerra. Fra gli altri anche Ierardi di Roma e Alessandro Betti. Quest’ultimo assiste la ragazzina, non ancora maggiorenne, che veniva indicata come la leader della gang. "Il percorso che ha effettuato la mia assistita è stato importante e significativo per comprendere il disvalore delle proprie azioni. L’udienza (ieri, ndr) ha messo in evidenza questo risultato. Attendiamo fiduciosi l’elaborazione del programma per potersi lasciare alle spalle quanto accaduto". Le giovani, a parte una per cui la posizione sarebbe stata stralciata, hanno accettato ieri di rispondere alle domande del pm in udienza e, soprattutto, di fare un percorso riparativo. Il 13 ottobre verrà presentato per ciascuna di loro, si tratterà probabilmente di lavori socialmente utili. Intanto hanno cambiato amicizie, il gruppo non esiste più. Alcune lavorano, altre ancora studiano.