Attivista iraniana studia a Siena: "Grazie all’Università sono tornata di nuovo libera"

Mona, trent’anni, sfuggita alle torture nel suo Paese e forse anche alla morte, si batte per i diritti delle donne in Iran. Si è schierata pubblicamente ed è finita nelle prigioni turche.

"Sono qui grazie al Governo italiano e soprattutto grazie alla compassione e alla perseveranza dell’Università degli Studi di Siena. È grazie al loro aiuto che mi è stato possibile lasciare la Turchia e riguadagnare la libertà. Se mi avessero riportato in Iran avrei rischiato torture e forse anche la vita" racconta Mona A., studentessa iraniana attivista per i diritti delle donne, giunta a Siena dopo essere scappata dal suo Paese, dopo la prigionia in Turchia e grazie a un lungo lavoro diplomatico.

Il pensiero corre a Masha Amini, diventata simbolo della condizione femminile e della violenza esercitata contro le donne sotto la Repubblica islamica dell’Iran: la giovane è morta nel 2022 a pochi giorni dall’arresto a causa della mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo. E l’attivismo di Mona per i diritti delle donne iraniane si è intensificato proprio dopo la morte di Masha Amini.

Ieri l’Università di Siena ha accolto Mona come sua studentessa, alla quale a breve sarà riconosciuto lo status di ’rifugiato’: l’arrivo in Italia è legato alla richiesta di iscrizione fatta tempo fa dalla giovane al corso triennale Econimics and management. Da quella richiesta si è attivata in Ateneo la complessa macchina organizzativa, seguita dal professor Federico Lenzerini e dallo sportello Just Peace, attivo per l’assistenza a studenti e ricercatori richiedenti asilo o in situazioni di particolari difficoltà.

Mona A. è stata attiva nel suo Paese nell’ambito dei diritti delle donne, per questo motivo circa due anni e mezzo fa si è trasferita in Turchia, continuando ad adoperarsi per i diritti delle proprie concittadine. Sostenuta da organizzazioni per i diritti delle donne, ha partecipato a dimostrazioni nella città di Bursa, in Turchia, durante le quali ha pubblicamente esposto il suo pensiero sulle gravi violazioni dei diritti in Iran. A seguito di ciò Mona è stata arrestata e inviata al centro di rimpatrio della stessa città, dove è stata detenuta per alcuni mesi. "In Iran il governo non ha bisogno di grandi ragioni per uccidere - racconta la giovane –. Negli ultimi tempi diversi innocenti sono stati uccisi solo perché lottavano per affermare la propria libertà. Nei mesi di prigionia in Turchia non immaginavo la felicità di potermi muovere liberamente come posso fare ora. Anche in prigione in Turchia vivi in condizioni che non dovrebbero essere permesse, lontane dai diritti umani"

Durante il periodo della detenzione diverse associazioni umanitarie hanno invocato il rilascio di Mona, per cui l’Iran aveva chiesto invece la deportazione e il rientro come ’minaccia’ al Paese. Finalmente di nuovo libera, Mona è comunque rimasta sotto sorveglianza, con la forte possibilità di essere rimpatriata. Una corsa contro il tempo, ad evitare la deportazione, quella dell’Università di Siena che è riuscita a farla arrivare in Italia a seguito di una delicata attività diplomatica, durata molti mesi.

"Mi congratulo per la positiva soluzione della vicenda che, grazie all’impegnò di tanti ha permesso di portare Mona in Italia. Alla studentessa auguro di proseguire negli studi e accrescere qui con noi il suo bagaglio di conoscenze. Un ringraziamento particolare al professor Lenzerini e allo staff delle sportello Just Peace per l’impegno profuso. Ringraziamento che estendo all’Associazione Cor Magis Siena per il sostegno".

Adesso che è finalmente giunta a Siena, la studentessa è pronta a continuare i suoi studi, senza abbandonare l’attivismo a favore delle proprie connazionali; pur lontana dalla sua famiglia, lasciata 7 anni fa, che nel frattempo è stata minacciata a causa dell’attivismo di Mona.

Paola Tomassoni