Appropriazione indebita, i Macchi a giudizio

L'accusa riguarda gli ex vertici della 'Mens Sana 1871' poi fallita, il padre Massimo e il figlio Filippo. Non avrebbero restituito due auto aziendali

Massimo Macchi

Massimo Macchi

Siena, 5 gennaio 2022 - Si aprirà il 18 marzo il processo per appropriazione indebita che vede imputati gli ex vertici della Mens Sana 1871, il padre Massimo e il figlio Filippo Macchi, 67 e 41 anni, a seguito della citazione diretta a giudizio firmata dal pm Nicola Marini. L’inchiesta ’madre’ sul crac della società di basket – che nel luglio scorso aveva fatto scattare la misura cautelare inderdittiva e che è condotta dal pm Silvia Benetti con la Guardia di Finanza – risulta invece ancora aperta. Anche se dovrebbe essere ormai in dirittura d’arrivo. E li vede accusati di bancarotta fraudolenta della società sportiva, oltre che ricorso abusivo al credito e falso in bilancio. 

La questione che arriverà in aula il 18 marzo attiene alla querela presentata da una ditta che dà macchine a noleggio di Chiusi ed è stata stralciata dal filone principale dell’inchiesta. Perché i Macchi padre e figlio, l’uno è stato presidente del cda dal gennaio 2018 e quindi amministratore unico da questa data al fallimento chiesto dalla procura, l’altro indicato come amministratore di fatto, non avrebbero restituito due macchine aziendali che erano state prese appunto dalla ditta, sembra in comodato. Si tratterebbe di una Kia e di una Citroen C5. Le avrebbero trattenute indebitamente, secondo l’accusa, anziché ridarle indietro al proprietario.  

Il 18 marzo si capiranno le mosse dei Macchi, che si sono affidati all’avvocato Aldo Areddu di Roma. Potrebbe anche essere scelta la strada del risarcimento.  

La.Valde.