"Ansie e depressioni esplose nella pandemia"

Il professor Fagiolini, direttore del dipartimento di Salute mentale: "In due anni la domanda di cure psichiatriche è aumentata"

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L’Ordine toscano segnala la mancanza di psicologi nel servizio sanitario pubblico, in un momento in cui la nostra tenuta nervosa è messa alla prova. Anche la salute mentale è in emergenza? "Purtroppo sì. Negli ultimi anni abbiamo visto un netto aumento sia del numero di persone che si rivolgono ai nostri servizi che della gravità delle condizioni con cui arrivano. La nostra è una delle discipline che, in piena pandemia, ha dovuto aumentare i servizi erogati a causa di una domanda e di una necessità di cura che purtroppo sono esplose", conferma il professor Andrea Fagiolini, direttore Dipartimento salute mentale di Scotte e Università.

Colpa della pandemia?

"Già prima della pandemia, l’Oms aveva stabilito che nel mondo occidentale la depressione è la prima causa medica di disabilità. Con la pandemia la prevalenza e gravità della depressione e di altre malattie, come i disturbi di ansia, sono enormemente aumentate. In un periodo in cui molte attività ambulatoriali e ospedaliere non correlate al Covid sono dovute diminuire per forza maggiore, nella nostra disciplina abbiamo registrato un netto aumento delle richieste. Siamo riusciti a soddisfarle, sia aumentando il volume dei servizi che diversificando i modi, attraverso un massiccio uso della telemedicina".

C’è ancora paura del Covid?

"Più che paura, c’è la consapevolezza che nel nostro Paese ogni giorno continuano a morire centinaia di persone per Covid e migliaia di persone che scompaiono per malattie che non possono essere più curate come prima. E poi c’è molta stanchezza e inquietudine per uno stile di vita che è drammaticamente cambiato, in peggio".

I giovani come rispondono?

"Un’indagine della Società Italiana di Pediatria certifica che nel corso della pandemia sono aumentati del 147% gli accessi al pronto soccorso per ‘ideazione suicidaria’, seguiti da depressione (+115%) e disturbi della condotta alimentare (+78.4%). Ma purtroppo non sono solo i giovani che hanno pagato un prezzo elevato. Gli anziani hanno pagato un prezzo altrettanto alto e forse più doloroso, sia per l’aumento della solitudine e isolamento, sia per la maggiore difficoltà di accesso alle cure. Il nostro è un Paese che invecchia ma non sempre è riconoscente. Ci sono molte persone che si trovano costrette a affrontare in solitudine le loro".

Per ripartire non sarebbe meglio allentare le restrizioni?

"Sì, la mia speranza è che, una volta passato lo tsunami in cui ci stiamo trovando, sia possibile farlo. Ancora una volta, la soluzione passa dalla necessità di continuare a vaccinare più possibile. Se tutti fossero stati vaccinati, non ci troveremmo nella situazione di oggi. I reparti Covid sono pieni di persone che hanno forme gravi di malattia perché non vaccinate e che, oltre a rischiare la loro vita e a costare milioni, ingorgano i servizi e fanno rischiare la vita anche a chi non può ricevere assistenza per altre malattie".

In due anni lockdown, restrizioni, poi vaccino e terza dose. Cos’altro possiamo fare?

"Convincere più persone possibile a vaccinarsi, sono ancora troppi coloro che non lo hanno fatto. Dobbiamo continuare ad accogliere queste persone quando si ammalano. Ssero che, tra un mese o due, si possa ricominciare a vivere bene o comunque meglio di ora. Aspettiamo la primavera, in tutti i sensi".

Paola Tomassoni