Albergo da sogno nel Santa Chiara Investitori stranieri interessati

Riunione in Comune la scorsa settimana: Palazzo Pubblico gioca il ruolo di ’garante’. Ma i potenziali acquirenti vorrebbero l’uso dell’immobile per 50 anni e non soltanto per 20

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Una grande struttura ricettiva. Un hotel importante potrebbe nascere negli spazi del Santa Chiara, l’antico complesso nei Pispini formato da tre edifici per un totale di 40 mila metri cubi, 19.300 metri quadrati di cui 5 mila coperti. Legato a doppio filo – per storia e per contiguità – alla Contrada del Nicchio. Uno dei grandi contenitori vuoti della città che occorre ripensare e riqualificare. Progetto a cui guardano con interesse investitori stranieri che la scorsa settimana hanno valutato l’opportunità di impegnarsi a Siena su questo complesso che, come noto, appartiene al demanio dello Stato. Il Comune gioca il ruolo di ’garante’ al tavolo ma sembra che i possibili acquirenti chiedano almeno 50 anni di uso dell’immobile e non i 20 prospettati.

Una sfida, quella del recupero del Santa Chiara, a cui sta lavorando direttamente il sindaco Luigi De Mossi. Anche alla luce di quanto emerso in sede di approvazione del piano operativo del Comune che detta la linea della filosofia urbanistica per una Siena dove vanno ripensati spazi e destinazioni, non solo del complesso dei Pispini la cui parte più antica risale al XIII secolo e che a fine ’800 avevano avuto un uso militare: dapprima carcere, poi caserma dei carristi, quindi distretto militare. Nel dicembre scorso, in consiglio comunale, il dirigente dell’ufficio urbanistica Paolo Giuliani aveva sottolineato del resto l’importanza per Siena di riappropriarsi dell’area "aprendo il cancello e abbattendo i muri, con un piano che preveda spazi verdi, strutture alberghiere, parcheggi per residenti e per l’hotel, più una piscina. Ma bisognerà trattare con il Demanio".

Il Comune ha grande interesse che la zona sia interamente riqualificata in quanto se Siena verrà demontepaschinizzata c’è il rischio di ritrovarsi con troppe ’cattedrali’ vuote. Quindi, conferma Palazzo Pubblico, l’amministrazione fa da garante su una eventuale trattativa affinché l’area venga recuperata. Bene se si fanno avanti investitori di rilievo. Palazzo Pubblico da un lato monitorerà affinché gli investimenti siano solidi e sicuri, dall’altra agevolerà, per quanto possibile a livello legale, che vengano effettuati attraverso i vari strumenti urbanistici. Poi la Contrada del Nicchio: il Comune assicurerà gli spazi, questa l’intenzione, a cui da tempo i Pispini guardano con grandissima attenzione perché incastonati nel cuore del proprio territorio. Fra le ipotesi che sono state delineate, in via progettuale, la possibile previsione di percorsi pedonali (sempre attraverso eventuali oneri urbanistici) che possano (ri)valorizzare la cinta muraria.

Laura Valdesi