Stop al cemento in area esondabile "La decisione del Comune fu giusta"

Il Consiglio di stato ha definitivamente respinto i ricorsi dei proprietari dei terreni tra i quali la Curia. La riduzione dello sviluppo urbanistico nella campagna venne decisa nel 2014 e ne nacque un contenzioso

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La revisione del piano urbanistico comunale fu un atto corretto e giustificato dal timore che l’espansione del cemento non solo riducesse il polmone verde e la vocazione ancora agricola della zona di Luni ma potesse diminuire quella capacità di contrasto alle esondazioni svolgendo il ruolo naturale di cassa di espansione alla fuoriuscita dei canali e alla pioggia. Inoltre un’area diventata improvvisamente a rischio alluvione non avrebbe potuto certamente prevedere uno sviluppo urbanistico e per questo il Comune prese una decisione forte ma non gradita ai possessori delle porzioni di terreno. Ma ci sono voluti ben 8 anni prima di vedersi riconoscere la validità del provvedimento di riduzione della capacità urbanistica della campagna al quale si erano opposti i privati. Dopo aver incassato il parere positivo del Tar è arrivato anche quello del Consiglio di Stato che ha confermato il giudizio del Tribunale amministrativo regionale e respinto il ricorso di alcuni proprietari, tra i quali anche l’istituto diocesano per il sostentamento del clero che nel comprensorio di Luni possiede diversi immobili. La loro azione era rivolta a rimuovere il vincolo che il Comune di Ortonovo, al tempo ancora non era stato modificato il nome in Luni, aveva imposto al compartimento D1.

A far scattare il campanello di allarme erano stati gli allagamenti che nell’autunno del 2012 – poi ripetuti appena due anni dopo – avevano provocato danni ingenti alla piana. Tra i promotori dell’azione di modifica delle concessioni edilizie che ha ridotto la capacità edificatoria c’era anche l’assessore all’urbanistica Massimo Marcesini che faceva parte della giunta guidata dall’allora sindaco Francesco Pietrini. A distanza di tempo lo stesso Massimo Marcesini è appena rientrato in giunta alle elezioni dello scorso giugno, vinte dal candidato a sindaco Alessandro Silvestri, e si è visto consegnare la sentenza del Consiglio di Stato che riconosce la validità dell’operato svolto dal Comune di Luni, e quindi anche della scelta personale, chiudendo il lungo contenzioso. Il Comune era difeso dagli avvocati Giovanni Gerbi e Francesco Massa del foro di Genova.

Tutto è nato dopo l’alluvione del novembre 2012 quando la zona D1 venne allagata e così gli uffici comunali evidenziarono la necessità di limitare le previsioni di nuovi insediamenti comunque previsti dal Puc in modo da preservare inalterate le superfici non impermeabilizzate per consentire una funzione di contenimento e dragaggio delle acque. La decisione impose dunque uno stop all’attività edificatoria contemplata dallo strumento urbanistico ma non venne presa affatto bene dai proprietari dei terreni che si sono visti bloccare l’opportunità di investire nel mattone o comunque dimunuire il valore economico delle proprietà di fatto ancorate alla vocazione "verde". Ne è nato quindi un contenzioso tra il Comune e i privati che si erano rivolti al Tar della Liguria e non soddisfatti dall’esito sfavorevole del giudizio hanno proseguito la corsa fino al Consiglio di Stato che ha appena confermato le ragioni dell’ente condannando anche gli appellanti a rifondere al Comune di Luni le spese sostenute nel giudizio fissate in poco più di 10 mila euro. Massimo Merluzzi