ANGELA LOMBARDO
Cronaca

Il percorso espositivo. In oltre duecento reperti la vita della città di marmo

Non solo l’età romana ma una fase di circa ottocento anni, dal crollo dell’Impero romano d’occidente fino all’abbandono del sito nel 1204.

L’architetto Giovanni Tortelli dello studio GTRF che ha collaborato al progetto (fotoservizio Massimo Pasquali)

L’architetto Giovanni Tortelli dello studio GTRF che ha collaborato al progetto (fotoservizio Massimo Pasquali)

Il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Luni ha una superficie espositiva di seicento metri quadri, pari a cinque volte quella del vecchio edificio. Al suo interno ospita oltre duecento pezzi nella mostra permanente dal titolo "La città di marmo". "La scelta che ci ha guidati nella progettazione del museo - spiega la direttrice Antonella Traverso - è quella di accogliere non solo l’età romana di Luni ma abbracciare una fase di circa ottocento anni, dal crollo dell’Impero romano d’occidente, alla fine del V secolo, all’abbandono di Luni nel 1204. È un periodo che non era mai stato oggetto di esposizione e che invece è testimoniato da una grande quantità di reperti che non potevamo esporre perché nel vecchio museo non trovavano spazio".

Di impatto l’ingresso. Frammenti di marmo, colonne, capitelli si adagiano alla base del pannello che riporta il titolo della mostra. "Come una copertina - ha spiegato l’architetto Giovanni Tortelli dello studio GTRF autore del progetto architettonico del museo - come un capolettera che apre il discorso sulla storia dell’antica Luna". Il percorso si sviluppa su due livelli. Il pianto terra è dedicato alla storia legata alle fortune del marmo e al rapporto speciale che creò tra Luni e Roma. Dunque scultura, monumentale e statuaria, con colonne, busti e teste di varie dimensioni e di grande bellezza. Reperti di recenti ritrovamenti si alternano ad altri ormai celebri, come la base con la dedica alla dea Luna ritrovata nel suo tempio e il mosaico cosiddetto di Oceano. Il percorso include anche una saletta con le iscrizioni su supporti di marmo, e si chiude con una sala video con filmati sulla storia del marmo e di Luna.

Il primo piano, invece, segue un andamento cronologico. Si parte dall’analisi delle testimonianze preistoriche con strumenti in selce, ossidiana e calcare. Si prosegue attraverso due corredi funerari venuti alla luce nella necropoli ligure di Ameglia e una selezione di ceramica etrusca. Si passa quindi alla presentazione della prima fase di vita della colonia romana, nata nel 177 a.C., attraverso i reperti provenienti dal tempio capitolino dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Si prosegue con il passaggio alla fase imperiale illustrando nuovi monumenti e la ristrutturazione di quelli precedenti che caratterizzano, in particolare, i primi cinquant’anni del I secolo d.C. e sono diretta conseguenza dell’intensificarsi dello sfruttamento delle cave di marmo che inizia al tempo dell’imperatore Augusto. Il racconto prosegue spiegando i profondi cambiamenti politici e culturali che attraversarono la città in seguito alla caduta dell’Impero romano, diventando capoluogo della Provincia maritima Italorum sotto il controllo dei Bizantini, per poi essere inglobata nel territorio controllato dai Longobardi. Altro fattore di trasformazione è da attribuire alla diffusione del culto cristiano che portò la città a diventare sede vescovile a controllo di un’ampia diocesi. Le evidenze archeologiche delle fasi più recenti della città provengono infatti in prevalenza dalla basilica paleocristiana, poi Cattedrale che diventò meta di pellegrinaggi a partire dall’epoca carolingia e fu tappa lungo la via Francigena. Le vicende si arrestano intorno al 1200 quando il collegio vescovile si trasferì per le mutate condizioni ambientali e all’insabbiamento del porto, da sempre elemento fondamentale nella vita della città, fin dalla sua nascita.

Dal primo piano del museo si accede ad un’ampia sala non ancora allestita ma destinata ad ospitare un’aula didattica. Per il fine settimana il museo propone visite guidate per scoprire il nuovo allestimento. Sabato 31, alle 9.30 e 11.30; domenica 1° giugno, alle 9.30 e 11.30 (ingresso gratuito); lunedì 2 giugno, alle 9.30, 11.30, 14.30 e 16.30 (ingresso gratuito). Le visite sono comprese nel biglietto di ingresso al museo, non occorre prenotazione.

Alina Lombardo