Professionisti in Toscana: "Fatturati in calo, troppa burocrazia e poche prospettive"

I dati in dettaglio dell’indagine Irpet

L'indagine Irpet sui professionisti toscani

L'indagine Irpet sui professionisti toscani

Firenze, 29 novembre 2019 - Un incontro per fare il punto sul settore delle professioni intellettuali in Toscana. È quello organizzato dalla Regione, insieme alla Commissione regionale dei soggetti professionali, che si è tenuto all’auditorium di Sant’Apollonia a Firenze. Reti fra professionisti, equo compenso, semplificazione amministrativa e qualità dei servizi: questi alcuni dei temi al centro del seminario che trae spunto dalla presentazione dei nuovi dati della ricerca affidata all’Istituto regionale per la programmazione economica in Toscana, Irpet, nell’ambito dell’Osservatorio sulle professioni, aggiornata per gli anni 2018-2019. Una base di lavoro particolarmente interessante per fare luce sui cambiamenti in atto in un settore che in Toscana pesa più che in altre regioni. Dalla prima indagine svolta nel 2015, appare in costante crescita. La ricerca si è svolta attraverso un questionario online, rivolto direttamente ai professionisti, grazie alla collaborazione con i diversi ordini e associazioni professionali. Il quadro della situazione è emerso dettagliatmente dalla presentazione della ricerca da parte del direttore Irpet, Stefano Casini Benvenuti. Si sono tenute anche due tavole rotonde, rispettivamente su ‘Sistema delle reti tra professionisti’, coordinata da Franco Pagani vice presidente Commissioni professioni non organizzate in ordini e collegi, e su ‘Semplificazione fra Pa e professionisti, qualità delle prestazioni, equo compenso’ coordinata da Sandra Vannoni vice presidente Commissione professioni ordinistiche.

Dall’indagine è emerso che le libere professioni hanno dunque un ruolo rilevante in un sistema economico moderno come è quello toscano. A fronte però dell’espansione delle libere professioni, non c’è stata sempre la loro maggiore qualificazione, dal momento che spesso ciò ha dato vita ad attività a minor valore aggiunto. A questa tendenza di fondo si aggiunge il fatto che dal 2008 l’intera economia nazionale ha attraversato una situazione di grave crisi con due profonde fasi recessive alternate da fasi di ripresa estremamente deboli. Sul fronte delle imprese vi è stato un calo consistente delle attività produttive –specie di quelle manifatturiere e soprattutto dell’edilizia- che si è tradotto spesso in una minore domanda di servizi; allo stesso tempo, però, le frequenti situazioni di crisi hanno dato origine a domande nuove, talvolta legate alla necessità di fronteggiare situazioni di difficoltà ed insolvenza.

Nel complesso vi è stato un calo della domanda rivolta alle professioni assieme ad un peggioramento della condizione economica del settore. Il risultato complessivo può apparire per alcuni versi contraddittorio in quanto, da un lato, ciò che emerge a livello aggregato è una forte espansione dell’occupazione autonoma e dipendente nel settore, dall’altro si assiste ad una flessione consistente della remunerazione del lavoro dipendente ed ancor più quella relativa al reddito dei professionisti. Si è trattato in altre parole di una evoluzione di tipo estensivo determinata dall’ingresso di nuovi operatori, conseguenza dello sviluppo di nuove attività che -almeno dal punto di vista della remunerazione- non sembrerebbero essere particolarmente pregiate. Non deve quindi sorprendere che nel 63% dei casi dei soggetti intervistati i fatturati segnalati siano inferiori ai 50mila euro, con il 31,8% che ha un fatturato inferiore addirittura ai 19mila euro. Solo una minima quota di professionisti che ha segnalato fatturati in aumento. In particolare sono emersi alcuni problemi sia sul fronte della quantità delle richieste (carenza di incarichi e talvolta anche perdita di clienti) che su quello della loro economicità (riduzione dei compensi e difficoltà di riscossione). Le difficoltà di riscossione, in particolare, hanno creato spesso anche problemi di liquidità, denunciati da 2 professionisti su 3.  Il quadro del settore conferma, oltre alla presenza di alcune difficoltà comuni, una forte polarizzazione al suo interno, in linea con quanto sta accadendo nell’intero sistema economico.

L’INDAGINE: I DATI IN DETTAGLIO

La campagna di rilevazione SI è protratta per oltre 2 mesi  Eha permesso di acquisire informazioni da 3.702 professionisti con una netta prevalenza dei professionisti "ordinisti" pari al 95,8% del totale. Le figure professionali che hanno che sono maggiormente rappresentate nell’indagine sono quelle degli architetti con il 17,4% del totale, dei commercialisti con il 16,2% del totale (599 unità), i geometri con il 15,2%, seguono gli ingegneri con l’8,6%, i geologi con 6,7% (248 unità), i consulenti del lavoro 6,4% e gli psicologi con il 6% , gli avvocati , per il 79,8% dei rispondenti. L’età media è d 48,3 anni e riguardo ai tempi di esercizio della professione, il 6,9% la esercita da un periodo anteriore al 1980 e il 16,5% dei professionisti ha iniziato la propria attività tra il 1981 e il 1990. Le motivazioni addotte per intraprendere l’attività, sono per il 63,2% dei professionisti per il desiderio di essere indipendente e di lavorare in autonomia, il 50,4% per la realizzazione personale, attraverso la valorizzazione delle proprie competenze e capacità,il 13,9% per la necessità di trovare un impiego in mancanza di occasioni diverse e migliori.  I professionisti svolgono la loro attività professionale in netta prevalenza come titolari in proprio, questa tipologia di professionisti rappresenta il 79,7% del totale, il 14% esercita la propria attività tramite un’associazione professionale. Le dimensioni dell’organizzazione delle attività professionali sono modeste (in base ai 2.615 rispondenti), infatti il 54,3% sono composte di una sola unità, 21,3% hanno un'ampiezza compresa tra 2 e 3 unità.

La crisi economica che ha coinvolto pesantemente in nostro Paese ha inciso in maniera significativa anche sui fatturati dell’ultimo triennio dei professionisti, che infatti denunciano una diminuzione del fatturato nel 39,3% dei casi, per il 34,8% il fatturato è rimasto stabile e solamente il 19,6% dei professionisti toscani ha avuto un aumento del fatturato. Le prospettive per il futuro, secondo i professionisti che hanno partecipato all'indagine, rimangono preoccupanti anche se il 51,2% prevede, per i prossimi tre anni, che il fatturato rimanga stabile ma il 27,8% che si andrà ad una diminuzione e il 21% ritiene che il proprio fatturato dovrebbe avere un incremento.

In merito ai problemi che i professionisti vedono come maggiormente rilevanti, il 47,9% indica il peso contributivo e fiscale, il 34% il deterioramento della competizione (prezzi al ribasso, ecc.), il 31,8% la riduzione dei compensi. Il ritiro dall’attività professionale preoccupa molti dei professionisti toscani, infatti il 32,1% si dice molto preoccupato perché pensa che avrà una pensione irrisoria, il 28,7% pensa che dovrà lavorare fino all’ultimo giorno della sua vita perché non potrà permettersi di andare in pensione, il 19,9% dichiara che sta predisponendo una pensione integrativa. Alla domanda su quali siano le debolezze che possono frenare lo sviluppo dell’attività professionale, il 66,3% dei professionisti indica l’eccessiva mole di adempimenti burocratici, mentre il 25,3% pensa che il freno sia dato dalla mancanza di relazioni nel contesto locale.

Le attività professionali realizzano il loro fatturato prevalentemente nell’ambito regionale, circa il 92% del totale, di cui il 52,9% nell’ambito del comune dove ha sede l'attività. Il fatturato realizzato nelle altre regioni italiane ammonta al 6% del totale e quello realizzato all'estero è il 2% del totale. In merito alla tipologia di clientela il 44,9% ha come clienti dei privati cittadini, il 41% dei professionisti hanno come clienti delle aziende private, il 16,7% altri professionisti e il 9,7% ha tra i suoi clienti Enti pubblici. La prolungata crisi economica ha creato problemi di liquidità per i professionisti che hanno subito questa problematica in maniera elevata nel 29,2% dei casi, in misura importante ma non rilevantissima nel 36,2% dei casi, le difficoltà di pagamento invece hanno influito poco o nulla per il 34,5% dei professionisti toscani, in sostanza le problematiche di liquidità dovute ai pagamenti ha influito pesantemente su 2 professionisti su 3 in Toscana. Relativamente ai soggetti che hanno creato maggiori problemi nei pagamenti in test troviamo i soggetti privati con partita IVA nel 44,5% dei casi, i soggetti privati senza partita IVA nel 36,6% dei casi, poi vi sono il 13,8% dei professionisti che hanno avuto problemi di pagamento contemporaneamente da soggetti pubblici e soggetti privati e infine il 5,1% dei professionisti che ha avuto problemi di pagamento da Enti pubblici. I professionisti toscani che hanno partecipato all'indagine denunciano fatturati inferiori ai 50mila euro nel 63% dei casi con il 31,8% che ha un fatturato inferiore ai 19mila euro e il 31,2% dai 20mila ai 49mila euro.