Francesco Nuti compie 67 anni. "Artista sincero e spregiudicato. Buon compleanno fratello"

Gli auguri di Giovanni Nuti al fratello: "Nel suo amore per la pittura c’è molto di lui"

Francesco Nuti

Francesco Nuti

Prato, 17 maggio 2022 - Oggi Francesco Nuti compie 67 anni. Traguardo speciale per l’attore e registra pratese che per oltre dieci anni ha dominato il cinema italiano. Tra i suoi film più amati ’Caruso Pascoski di padre polacco’. Una delle pellicole di maggior successo nella carriera di Francesco Nuti arrivato nelle sale nel dicembre 1988 e l’indimenticabile ’Tutta colpa del paradiso’, una favola romantica che nel 1985 sbancò al botteghino. Fu il primo film scritto da Giovanni Veronesi che ha segnato tra i due l’inizio dell’intenso rapporto d’amicizia che dura tutt’ora. Sono tante le testimonianze di affetto di Prato a ’Cecco da Narnali’ anche dopo la sua uscita dalla scena pubblica. L’attore e regista è rimasto vittima di un incidente domestico nel 2006. Operato d’urgenza, Francesco Nuti è uscito dalla riabilitazione dopo molto tempo, costretto su una sedia a rotelle e muto dal giorno dell’incidente. Adesso si trova in una clinica di Roma: così ha deciso la figlia Ginevra che quando ha compiuto 18 anni ha scelto di diventare la sua tutrice. Un legame speciale quello tra lei e il papà: «Comunico con mio padre con gli occhi, tramite lo sguardo. Gli leggo i messaggi dei fan che mi arrivano tutti i giorni e lui è contento».

Francesco ha sempre amato le arti figurative, in fondo il suo cinema è una forma di pittura; comunque ha preso in mano il pennello per la prima volta e in modo continuativo nel 1990, in Belgio, quando Isabella Ferrari gli regalò una scatola di acquerelli, pennelli e carta, per fargli passare il tempo in albergo, mentre lei girava il film Oostende. Era la prima volta, forse l’unica, che Nuti faceva ’la dama di compagnia’. Lui, abituato ad essere sempre al centro dell’attenzione, quella volta si dovette ’accontentare’ di una donna che amava e della pittura che amerà sempre di più. Ha iniziato con l’acquerello, una tecnica che fa appello a sentimenti trasparenti, delicati, per poi passare alla tempera acrilica, che dà la possibilità di agire in modo più impulsivo, passionale, forzando il segno sulla tela, quasi fino a lacerarla come ha realmente fatto nelle ultime opere prima del 2006.

La grande invenzione della pittura di Francesco è la messa in scena di un’umanità fatta di pinocchi: pinocchi e pinocchie, uomini e donne che forse, come il burattino di Collodi, sono bugiardi, in preda a facili illusioni. Viene da pensare all’ossessione per il successo che alimenta il mondo del cinema, sempre in bilico tra arte e mercificazione. Sappiamo che Francesco è sempre stato molto geloso della sua pittura, sembrava quasi la volesse difendere da occhi indiscreti, era la sua zona franca, la dimensione della pura libertà creativa. Ma dopo l’incidente del 2006 e la sua riemersione dal coma, alcuni amici e familiari gli hanno chiesto di vincere questa diffidenza e così i suoi quadri sono stati catalogati, pubblicati ed esposti, quasi in parallelo con la pubblicazione della sua biografia ’Sono un bravo ragazzo’ edita da Rizzoli.

Pinocchio Rosa è il primo dipinto che lo ha reso veramente soddisfatto del lavoro compiuto, perché descrive con crudezza, senza disegno preparatorio, senza vergogna di usare forme anti-accademiche, una visione della femminilità. Queste sono le sue parole: "E’ un dipinto terribile. Bello e terribile. Segnato dal colore, un rosa saturo, steso con un pennello largo, carico, nervoso. Un corpo massiccio, dalle spalle larghe, braccia tozze e corte, il petto maschile se non fosse per i capezzoli prominenti, l’addome e le gambe più chiare, quasi bianche, con al centro un sesso di donna enorme, prepotente, impenetrabile. Su questo corpo, da ciclope sgraziato, emerge una testa blu, vuota, senza espressione, da cui spunta, di lato, un lungo naso rosa" [da Sono un bravo ragazzo, Rizzoli, 2011].

Leggiamo ancora le sue parole: "Era il Dicembre del Novanta. Se penso che OcchioPinocchio è uscito nel Novantaquattro, si può dire che ho iniziato la sceneggiatura del film con la pittura". La sua ricerca estetica prosegue, matura negli anni, e non ci sono solo i pinocchi, ma anche ritratti straordinari, come il suo attualissimo, concettuale autoritratto su metallo, dove campeggia l’orologio di nostro padre Renzo, fermo sulle 12:00, l’ora della nascita di Francesco, l’ora in cui per lui tutto è iniziato. Se consideriamo che Francesco è attore, regista, scrittore, pittore e poeta, possiamo definirlo un artista rinascimentale. Probabilmente l’aria di Firenze, che ha respirato fin dalla nascita, l’ha reso un intellettuale completo, anche se lui ha sempre diffidato degli intellettuali e delle accademie e soprattutto di quei salotti romani dove la bellezza facile, la ruffianeria aprono le porte alla mediocrità.

Al contrario, possiamo considerare le sue come opere sincere, così vere e oneste da far dimenticare l’apparente semplificazione del gesto: in realtà quel gesto, anti-accademico, racconta una spregiudicatezza dello stile e un sofisticato uso della materia. Per fare un solo esempio, c’è un ritratto di un pinocchio con cappello e papillon, tutto giocato sui toni del verde, dove la camicia è stata dipinta con una forchetta… sì, con una forchetta! Che ha tracciato il ricamo del tessuto. Un vero artista rende l’umiltà della materia e degli strumenti dell’opera occasione inaspettata di un magica trasformazione: come fece Collodi con un ciocco di legno.

Buon compleanno fratello!