Berlinguer t’abbiamo voluto bene Ma quei personaggi non ci sono più

Nel 1977 l’esordio di Benigni: un formidabile ritratto della città

LORO_WEB

LORO_WEB

«ANCHE io voglio bene a Berlinguer», dice Mario Cioni. «Ma il problema non è quello di fidanzarsi con Berlinguer. E’quello di fare la rivoluzione!», risponde con grinta Bozzone. «L’unica cosa che dovrebbe fare Berlinguer è quello di darci il via», aggiunge ancora il Cioni. E’ uno dei tanti dialoghi surreali tra Roberto Benigni e Carlo Monni, protagonisti di «Berlinguer ti voglio bene» proiettato domani sera, venerdì, al castello dell’Imperatore, ore 21.30 a ingresso libero. Una unica proiezione per festeggiare con leggero anticipo i quarant’anni dall’uscita nelle sale avvenuta il 6 ottobre 1977.

DALLA terrazza della piscina in costruzione a Pratilia, Monni e Benigni dissertano di politica, manifestando tutto l’affetto nei confronti di Enrico Berlinguer, l’allora segretario del Partito Comunista Italiano. Una «passione» che sei anni dopo l’uscita del film sarebbe sfociata in un abbraccio immortalato da centinaia di scatti, ad una manifestazione della Fgci a Roma nel giugno del 1983 (Benigni prende in collo uno sbigottito Berlinguer che comunque si lascia andare ad un sorriso). Quarant’anni di vita per una pellicola ancora amatissimo dai pratesi. E i motivi sono molti. Anche solo per il grande merito di mostrare quella Prato antica di cui forse oggi è rimasto ben poco. Una Prato che stava perdendo definitivamente quel suo tono contadino per assumere il look di città industriale, una Prato popolata da una galleria di personaggi oggi scomparsi, che hanno fatto parte per anni del dna della città. Strampalati, sgangherati, forse anche volgari, ma ricchi di una poetica che nessuna parolaccia poteva cancellare. Il film diretto da Giuseppe Bertolucci certamente non fu un successo commerciale. Anzi. Non ebbe vita facile nelle sale ma negli anni è diventato un cult movie. Di sicuro fu il punto di partenza di una strepitosa carriera cinematografica. In pochi anni Roberto Benigni da Vergaio passò dagli spettacolini nelle cantine ai fasti di Hollywood con le famose tre statuette conquistate per «La vita è bella» nel 1999. In questo percorso Benigni sbanca al botteghino con campioni d’incasso come «Il piccolo diavolo», «Johnny Stecchino», «Il mostro». Regista ed attore in pellicole miliardarie insieme all’amico Massimo Troisi in «Non ci resta che piangere», ma anche attore culto per i registi impegnati come Marco Ferreri («Chiedo asilo») e Federico Fellini («La voce della luna»). Negli Stati Uniti è scelto da Jim Jarmusch per «Daunbailò» e da Blake Edwards per «Il figlio della pantera rosa» (in anni più recenti anche Woody Allen in «To Rome with love»). Benigni trionfa al cinema, stravince negli show nei palasport, sbanca l’auditel ad ogni apparizione televisiva; da Sanremo come ospite ai recital dedicati alla Divina Commedia e alla Costituzione.

MA CHI l’avrebbe mai detto? Chi avrebbe immaginato mai che quel ragazzino che studiava al Datini e che si esibiva nelle case del Popolo di Prato e provincia avrebbe raggiunto questi traguardi ? Una carriera unica ed irripetibile, partita con quel Cioni Mario, protagonista di «Berlinguer ti voglio bene». Al di là del successo conquistato meritatamente, per molti pratesi Roberto Benigni rimarrà sempre il Cioni che vagava per le campagne «sputando» monologhi irripetibili. Domani sera la castello ore 21,30 ingresso libero. Prima della proiezione, introduzione con ospiti.

Federico Berti